Dollaro e Valute Emergenti

0
21
dollaro

In controtendenza rispetto al processo di de-dollarizzazione e alla volontà dei paesi BRICS di rafforzare i legami valutari tra i loro paesi, il biglietto verde gode in questo momento di ottima salute

Possiamo trovare diversi elementi a supporto della buona performance del dollaro. In primis, la tenuta dell’economia americana accompagnata da un’inflazione che, pur con traiettoria discendente, si mantiene a breve su livelli superiori al target fa diminuire la probabilità di una recessione imminente e, di contro, aumentare la possibilità che la Fed decida di mantenere i tassi d’interesse invariati sugli attuali alti livelli per più tempo del previsto.

Allo scenario statunitense si contrappongono i dati economici non brillanti provenienti sia dall’Eurozona che dalla Cina: anche i timori per una crescita globale debole scagliano una pietra a favore del dollaro, sostenendolo nella sua tradizionale funzione bene rifugio.

La crescita cinese inferiore alle attese, ovvero che, a differenza dei paesi occidentali, non ha avuto quel boom che ci si attendeva dopo la fine delle politiche restrittive zero-Covid, si accompagna ad una inflazione nulla se non negativa: scenario che alimenta le attese degli investitori verso interventi della PBoC tramite l’adozione di misure di politica monetaria di carattere espansivo.

Misure espansive, tuttavia, potrebbero comportare una minore appetibilità dell’obbligazionario cinese rispetto al Treasury, elemento che non supporterebbe lo Yuan.

Questo scenario roseo per il dollaro potrebbe, però, entrare in una nuova fase: se la Cina riuscisse a fornire misure di sostegno volte a dare nuova linfa alla sua economia e in parallelo i potenziali effetti negativi di tassi alti persistenti dovessero dispiegarsi sull’economia statunitense, rallentandola, ecco allora che lo slancio del biglietto verde potrebbe affievolirsi.