Nel meeting di mercoledì, la Federal Reserve ha optato per una pausa nei rialzi dei tassi d’interesse ai livelli attuali, al 5,25%-5,5%, che potrebbe, tuttavia, essere solo momentanea: dopo una serie di rapidi rialzi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi 18 mesi, la Fed ha optato per il mantenimento degli attuali livelli lasciando, però, una porta ben aperta sulla possibilità di dover aumentare ulteriormente i tassi d’interesse prima della fine dell’anno
I dati economici statunitensi presentati, infatti, si sono dimostrati più forti del previsto, con un mercato del lavoro che è rimasto teso, una spesa per consumi che è ancora vigorosa ed una crescita economica più alta del previsto nonostante i tassi d’interesse siano al livello più alto degli ultimi 22 anni.
La forza dell’economia Usa induce a pensare da una parte che la Fed stia riuscendo a moderare l’inflazione senza provocare una recessione, ovvero ad effettuare il soft landing, ma dall’altra fa aumentare le preoccupazioni circa la possibilità che la lotta all’inflazione si prolunghi nel tempo più del previsto.
Le previsioni di crescita per l’anno in corso sono state riviste al rialzo al 2,1% dal precedente 1% e al 1,5% nel 2024; la disoccupazione, pur essendo leggermente aumentata, rimane più bassa del previsto al 3,8%. L’inflazione permane superiore al target nonostante abbia dimostrato di reagire al restringimento di politica monetaria iniziato a marzo 2022: i prezzi a consumo su base annua sono cresciuti ad agosto del 3,7%, lontani dal picco di giugno dello scorso anno del 9,1% ma comunque superiori all’obiettivo della Banca Centrale statunitense.
Le proiezioni della Fed hanno mostrato che l’inflazione per l’anno prossimo è stimata al 3% e si stima di ritornare al target del 2% solo nel 2025. La lotta all’inflazione si prolunga, dunque, nel tempo, costringendo i banchieri centrali a non concentrarsi solo sull’innalzamento del livello dei tassi ma sulla durata dei provvedimenti restrittivi:”it’s not how high, but how long”.
Lo scenario di soft landing, che la Fed si impegna a raggiungere, sembra prospettarsi negli Usa, anche se non può essere dato per scontato. Permangono dei fattori di incertezza che potrebbero ostacolare il ritorno graduale dell’inflazione al target del 2% come, ad esempio, i recenti aumenti del prezzo del petrolio.
Obiettivo imprescindibile della Fed, ripetuto più volte da Powell nella conferenza stampa di mercoledì, è il tassativo ritorno dell’inflazione al target, anche a costo di ulteriori aumenti dei tassi prima della fine dell’anno.



