Zampa: «Si discrimina, così si promuove una cultura dell’apartheid»

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Roma Le nuove misure sui migranti minorenni non sono soltanto miopi, ma capovolgono i principi che avevano ispirato la precedente legge sul tema, quella voluta dalla senatrice dem Sandra Zampa

. Una norma, spiega l’ex sottosegretaria alla Salute, che «accoglieva le istanze di gran parte della società civile impegnata nella tutela dei minori», il frutto di un’approfondita indagine parlamentare.

Senatrice, cosa differenzia la sua legge da quella approvata ieri?
Queste misure non sembrano tener conto del fatto che la fase più delicata che riguarda la vita dei minorenni migranti è proprio la prima accoglienza, per questo nella mia legge era stato previsto che ogni Regione (cosa mai realizzata) avesse un centro dedicato esclusivamente a loro. Una prima accoglienza strutturata serve a evitare rischi gravissimi, come la possibilità che questi ragazzi vengano arruolati da organizzazioni che li sfruttano sessualmente, per il lavoro minorile o per attività criminali. Molti poi spariscono, perché non vogliono restare qua.

Qual è il rischio del trattenimento assieme agli adulti?
È qualcosa che nessuno di noi vorrebbe mai per il proprio figlio. La convenzione Onu sui diritti dei minori esiste per tutelare una categoria fragile. Scegliere di trattenerli assieme agli adulti è come buttarli nel caos. Per altro è facile immaginare che i 90 giorni dichiarati, nella prassi, saranno molti di più, con il rischio che diventino maggiorenni e vengano buttati fuori dal circuito di integrazione. Dobbiamo capire che una persona di minore età non è qualificata innanzi tutto come migrante, ma come un minore, appunto, e in quanto tale gode dei diritti che la convenzione indica e che l’Italia ha recepito (ci saranno molti ricorsi). Invece che implementare le buone prassi e fare entrare questi ragazzi in un circuito di integrazione in un Paese che vedrà la popolazione di ultra 75enni aumentare vertiginosamente, si preferisce abbandonarli. Tra l’altro si discriminano i 16enni rispetto ai minori più piccoli. È inaccettabile.