MANOVRA 2024 CON IPOTECA SPREAD E DEBITO MONSTRE: BTP NUOVO CAVALLO D’ULISSE?

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Il BTP patriottico totalizza, in termini di sottoscrizioni, 13 miliardi di euro in una sola giornata di aste, ma la sua più recente quotazione sotto la pari, ossia al di sotto del valore nominale del titolo, pone l’accento su un problema di affidabilità del sistema Paese verso l’esterno, comportando di conseguenza l’aumento netto dei tassi di rendimento a cui lo stesso viene offerto ai risparmiatori al dettaglio e agli investitori istituzionali (banche e fondi di investimento)

La risalita di tali tassi fino al 5 per cento riporta in auge la irrisolta questione dello spread, che per un certo momento era stato tenuto a bada dalla necessità del Governo tedesco di finanziare il proprio piano anti inflazione rendendo più redditizi i propri Bund (equivalente berlinese dei BTP); ma adesso i nodi da sciogliere dei gap del sistema Italia sono riemersi in tutta la propria dirompenza, trasformando la seconda legge di stabilità e di bilancio del Governo Meloni in una corsa irta di ostacoli sia interni alla maggioranza che esterni connessi alla mobilitazione unitaria delle opposizioni e ai rilievi della Commissione europea.

Del resto, occorre adoperare il massimo della cautela quando si parla di un ritorno al fenomeno del popolo dei Bot (i cosiddetti Bot people) sullo stile degli anni Ottanta del Novecento, nel senso di esaltare politicamente una tale tendenza indicandola a priori come virtuosa poiché farebbe corrispondere la crescita del nostro debito pubblico a un aumento della fiducia dei risparmiatori italiani e a una simmetrica riduzione della dipendenza dai mercati internazionali e dalla loro nota e notoria volatilità.

Questo è plausibile soltanto fino a un certo punto, poiché fino a quando non verranno mutati i criteri alla base del patto di stabilità, e del conteggio del debito pubblico non più soltanto in rapporto al PIL ma in relazione alla sua composizione interna, la vigenza dell’attuale “fiscal compact” sarà tale da frustrare ogni ipotesi di maggiore margine nella politica economica, reiterando e aggravando i problemi che già ora rendono molto complicata la quadratura della manovra economica per il delicatissimo anno elettorale 2024.

Per quanto infatti la versione attuale del popolare BTP sia indicata come una sorta di soluzione di Stato al problema del rincaro dell’inflazione, e della stretta creditizia nei confronti dell’economia reale, alla lunga la cristallizzazione dei rendimenti a livelli sostenuti comporta, secondo i parametri invariati, la necessità di accrescere l’avanzo primario e di dedicare dunque una maggiore quota di gettito fiscale al finanziamento non della spesa per servizi reali ai cittadini e alle imprese bensì del servizio del debito statale.

Quello che per alcuni versi, e non sempre a torto, viene indicato come un fattore incentivante di accantonamento del risparmio nazionale nei confronti del proprio Stato, in assenza di autentiche riforme minaccia di tradursi nel cavallo di Ulisse che aggredisce il potere d’acquisto del patrimonio degli Italiani, fra inevitabili maggiori tasse e oneri su redditi e patrimoni mobiliari e ulteriori riduzioni di spesa sui servizi pubblici centrali e locali.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI