Report ABI Cerved: il triennio fino al 2025 sarà molto problematico per la concomitanza fra politica monetaria restrittiva, incertezza macroeconomica legata a tensioni internazionali e alta inflazione e norme europee sulla classificazione dei cattivi debitori
Il rapporto di Associazione bancaria italiana e Cerved, il centro studi dedicato alle analisi delle informazioni commerciali e finanziarie delle imprese e società, evidenzia quanto già si temeva con riferimento alla contingenza attuale e al medio periodo: l’incidenza dei prestiti in sofferenza è destinata a salire in maniera trasversale a territori, zone geografiche, settori merceologici e classi dimensionali.
Aree di particolare sofferenza riguarderanno e già tuttora riguardano le medie imprese, la cui struttura organizzativa le pone in una condizione tale per cui sono troppo grandi per muoversi in maniera flessibile e troppo piccole per internazionalizzarsi e diversificarsi in modo compiuto – specialmente dopo le politiche penalizzanti sull’indotto messe in atto dalla grande committenza in ambiti come automotive – e le microimprese attive nell’agricoltura e nell’edilizia.
Circostanza, quest’ultima, che non avrebbe potuto essere diversa, in considerazione dell’impatto dei cambiamenti climatici e della revisione degli aiuti pubblici soprattutto da parte dell’Unione Europea la cui elevata burocratizzazione colpisce le aziende meno strutturate del settore rurale, mentre per ciò che riguarda l’edilizia ogni riflessione suonerebbe superflua dopo gli interventi restrittivi assunti nei confronti dei bonus fiscali e di quello al 110 per cento in particolare, destinato a sopravvivere come detrazione pura, non più monetizzabile anzitempo, e come aiuto sociale alle categorie reddituali meno agiate che vogliano ristrutturarsi la casa. Il fenomeno degli esodati del superbonus, tuttavia, permarrà, contribuendo a mettere un freno a mano alle attese di crescita macro economica dell’Italia.
L’anno più complicato sarà il prossimo, quando l’incidenza dei crediti non performanti potrebbe toccare addirittura picchi inediti del 4 per cento, salvo poi tornare a scendere nel 2025 per tornare ai tendenziali dell’era pre pandemica.
La rilevazione previsionale di ABI e Cerved appare pertanto molto chiara per ciò che riguarda le strategie che dovranno o dovrebbero essere messe in pista per i dodici mesi a venire, con l’obiettivo di attenuare le situazioni sofferenti e di scongiurare il rischio che pure delle realtà aziendali dalle prospettive di mercato buone, o con fondamentali ancora solidi, possano capitolare, cessare o ristrutturarsi al ribasso a causa di fenomeni come l’alto costo del denaro fissato da Francoforte o l’inflazione importata, peraltro destinata a salire ulteriormente a seguito degli shock provenienti dal conflitto in Medio Oriente.
Una delle possibili soluzioni di medio breve periodo praticabili, in uno con uno sforzo teso a prorogare l’efficacia di taluni fondi di garanzia pubblica, è quella ribadita nuovamente dal direttore generale di ABI, Giovanni Sabatini: “Occorre, in maniera tempestiva, rivedere alcune norme di livello europeo che classificano la definizione di cattivi debitori e rendono più problematica la rinegoziazione dei finanziamenti bancari”.
Chissà, forse il Parlamento europeo uscente se ne potrebbe occupare fra un dibattito e un altro su case e motori green, prima della scadenza del proprio mandato.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




