MANOVRA 2024, TAJANI A GIORGETTI: “PENSIONI SIANO ADEGUATE ALLA CRISI”

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Il Vicepremier e Ministro degli esteri di Forza Italia ha ribadito il proprio pressing nei confronti del collega di governo, e titolare leghista del dicastero dell’economia e delle finanze, impegnato a scrivere una delle più complesse leggi finanziarie e di bilancio, fra crisi inflattiva e conflitti bellici dagli esiti non misurabili

Il partito fondato dal compianto Cavaliere Silvio Berlusconi ha basato sul capitolo della previdenza pubblica e sociale uno dei propri pilastri, essendo le pensioni un presidio di welfare in grado di garantire un welfare esteso all’intera famiglia del pensionato stesso in una fase protratta di difficoltà a reggere il passo dei prezzi di molti generi primari e a fronteggiare il costo crescente di vari servizi di pubblica utilità.

L’obiettivo del gruppo degli Azzurri è di evitare la circostanza, già verificatasi in passato, che i tagli al settore previdenziale siano utilizzati per mere ragioni di cassa e non invece, come sarebbe dovuto avvenire, per integrare voci dello Stato sociale, dalla sanità alla scuola alle politiche attive del lavoro, rimaste penalizzate anche negli anni dei robusti risparmi indotti dalla legge Fornero tuttora in pieno vigente, sebbene mitigata dalle varie quote 100, 103 e opzione Donna.

Per questo i tecnici e gli emissari dei partiti della coalizione governativa di Giorgia Meloni sono impegnati a trovare una quadratura sugli scaglioni di reddito su cui concentrare gli interventi di sostegno ai fini pensionistici e di agevolazione agli effetti fiscali. Mentre sotto quest’ultimo profilo, l’anticipo della riforma dell’Irpef tenderà a unificare le aliquote per la fascia reddituale fino a 28.000 euro, in ambito previdenziale si punterà a garantire il massimo della rivalutazione – ossia l’indicizzazione rispetto alla variazione prevista del costo della vita – al di sotto dell’asticella dei 35.000 euro lordi annui.

Il ridimensionamento del reddito di cittadinanza, che dal prossimo anno sarà sostituito dal più modesto aiuto all’inclusione, dovrebbe consentire una tale operazione, in uno con la fattibilità di una ulteriore integrazione delle pensioni minime a 700 euro mensili, secondo quel principio di gradualità con cui Forza Italia punta a chiudere la legislatura in corso centrando il conseguimento della mensilità dei fatidici mille euro.

Il Vicepremier Tajani funge pertanto da pompiere nel fuoco delle polemiche suscitate da alcune dichiarazioni del Ministro Giorgetti che vorrebbe escludere a priori emendamenti peggiorativi dei saldi di spesa pubblica, di fatto accettando le logiche di austerità contro le quali il governo Meloni ha vinto le elezioni e si è formato un anno fa.

La vera questione è la scarsa incisività del titolare leghista del MEF sui tavoli europei che stanno lavorando alla riscrittura del patto di stabilità, secondo un testo puramente “germano centrico” e che non considera l’elevato stock del risparmio privato degli italiani a garanzia di una parte rilevante del nostro debito pubblico. Anzi, la prospettiva parrebbe essere quella di un Giorgetti più prodiano di Prodi in tema di propositi di privatizzazione degli assetti strategici dello Stato, quei pochi rimasti, senza alcun bilanciamento in termini di attribuzione di golden share o golden power assegnata allo Stato e al governo.

dir politico Alessandro ZORGNIOTTI