PATUELLI: LE BANCHE AIUTERANNO CONSUMI E INVESTIMENTI, MA SERVONO MENO TASSE SUL RISPARMIO

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“È finito un trentennio di pace prevalente, oramai non basta più una Unione europea basata principalmente sull’allargamento, sull’economia, sulla libera circolazione di persone, merci e denari, sulla politica agricola comune e sull’incompleta Unione bancaria. Occorre trovare lo slancio imposto dalla durezza dei tempi: urgono nuovi Trattati e una vera Costituzione, con norme che assicurino parità di concorrenza nel mercato interno e uno sviluppo armonico in tutte le aree d’Europa, innanzitutto quelle svantaggiate come il Mezzogiorno”

Lo ha dichiarato il riconfermato Presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, nel corso del plenum dell’assemblea che, a Roma, ha sancito la ratifica pluriennale dei vertici di massima rappresentanza del settore degli Istituti di credito, pilastro fondamentale per la stabilità finanziaria del Paese e per la sostenibilità e solvibilità del debito pubblico.

Molto forte è il messaggio che Patuelli ha indirizzato al Governo Meloni, rappresentato al tavolo delle Autorità dal plenipotenziario Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, il quale ha peraltro colto l’occasione per riaffermare che non sono all’orizzonte manovre correttive post elettorali dei conti pubblici: “L’Italia deve essere fra i protagonisti della prossima Commissione europea, con una importante responsabilità in materia economica e una Vicepresidenza”, è la raccomandazione che il rieletto presidente Abi ha recapitato a palazzo Chigi e al dicastero del Mef di via XX Settembre.

La via maestra da intraprendere e percorrere non deve sfociare in una rinnovata austerità che porterebbe a una risalita dei crediti incagliati, sofferenti e deteriorati: “La ricerca della stabilità finanziaria non deve essere scissa dagli stimoli allo sviluppo e all’occupazione – ha sottolineato ancora il numero uno di Abi e gruppo Cassa di risparmio di Ravenna -. La ripresa cospicua e duratura dello sviluppo e la lotta all’evasione fiscale sono indispensabili per ridurre i debiti pubblici che non possono crescere all’infinito e non possono costituire una variabile indipendente”.

Altro punto toccato è quello della burocrazia normativa, i cui eccessi colpiscono le banche al pari delle altre tipologie di imprese, e dell’affinamento degli strumenti occorrenti a prevenire le crisi settoriali e a sostenere la competitività degli istituti: “I Fondi interbancari devono essere preferiti alle più costose risoluzioni e a misure come il bail-in, poiché il rispetto deve andare anzitutto ai risparmiatori e ai lavoratori”.

Quindi la sola Unione bancaria possibile è quella basata su identiche regole di diritto bancario, finanziario e penale dell’economia, con Testi unici, Codici e riforme che a costo zero possano semplificare, razionalizzare e omogeneizzare il quadro UE favorendo le aggregazioni bancarie e la capacità competitiva con gli istituti creditizi del resto del mondo. L’Europa deve essere coerente con la propria Storia umanistica e rinascimentale, favorendo l’affermazione di un Umanesimo digitale in grado di fronteggiare i rischi dell’intelligenza artificiale cogliendone e gestendone allo stesso tempo le opportunità. Deve esistere uno scenario di leale concorrenza fra big tech, cripto attività e banche ordinarie di secondo livello – ha aggiunto Patuelli – in virtù di regole identiche, anche fiscali, e di una uguale vigilanza, senza sopraffazioni monopolistiche tecnologiche, per un’economia partecipata e sostenibile, proattiva nei confronti delle grandi sfide imposte dai cambiamenti climatici e dalle transizioni che ne derivano”.

Ci siamo infatti lasciati alle spalle “anni durissimi di crisi economiche, finanziarie, bancarie e financo morali, con sforzi continui e notevoli per ridurre i crediti deteriorati, ricorrendo a ogni legittima moratoria sui debiti verso le banche, con costi bancari non ancora esauriti per i salvataggi degli istituti concorrenti in crisi, con ristori ai risparmiatori erogati dal Fondo interbarcario competente”.

Patuelli ha poi elogiato il ruolo degli azionisti – fra i quali spiccano le Fondazioni di origine bancaria – che hanno contribuito a rafforzare la solidità patrimoniale in presenza delle nuove e più esigenti regole dell’Unione bancaria e dei più elevati e severi requisiti patrimoniali di Basilea 3 plus.

Un doveroso cenno finale è stato dedicato alla eccessiva tassazione del risparmio familiare e diffuso, che scoraggia gli investimenti pazienti e la destinazione di importanti stock di risorse giacenti verso i progetti di politica industriale pubblica e privata e verso il rafforzamento dei complessi produttivi e infrastrutturali di respiro unitario macro-regionale e nazionale.

“Occorre favorire gli investimenti e la finalizzazione del risparmio secondo le finalità costituzionali di sviluppo e coesione, e questo è possibile riducendo la pressione fiscale sui risparmiatori che investono a medio e lungo termine e sono oggi purtroppo penalizzati da una tassazione di quasi il 60% del reddito lordo prodotto dalle banche”.

Un elogio molto significativo all’operato del riconfermato presidente Patuelli è giunto dal Vicepremier e Segretario nazionale di Forza Italia, nonché Ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani: “Auguri di buon lavoro ad Antonio Patuelli, confermato presidente della Associazione bancaria italiana. La sua guida, saggia e lungimirante, sarà preziosa nei rapporti tra gli istituti di credito, i risparmiatori e le Istituzioni. Sarà un piacere collaborare ancora con lui”.

Al plenum dell’assemblea Abi ha portato il proprio messaggio di saluto Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia: “La crescita economica italiana si conferma moderata, ma bisogna rifuggire i facili ottimismi – ha ammonito il vertice di Via Nazionale subentrato a Ignazio Visco – La BCE deve adattare i propri tassi in linea con il quadro macro economico, in maniera da ridurre i costi a carico di famiglie e imprese, e in tale linea si devono muovere le banche commerciali e di secondo livello che nel nostro Paese rappresentano un pilastro dell’economia il cui contributo è necessario alla effettiva e sostanziale ripartenza della domanda per consumi e investimenti, che sul mercato interno può contare su una fase di recupero del potere d’acquisto dei salari e delle retribuzioni grazie a una dinamica non inflazionistica per le aziende dovuta ai minori costi di produzione e al buon livello dei profitti e che dovrà necessariamente proseguire”.

Dir politico Alessandro Zorgniotti