Pare sia iniziata una nuova moda a sinistra, quella di amministratori locali e governatori che prima si lamentano di non ricevere abbastanza soldi dall’esecutivo, ma poi si scopre che, di soldi, ne hanno a disposizione parecchi, non sapendo però come spenderli. In Emilia Romagna, con il sindaco di Ravenna, è successo un po’ quello che è accaduto con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: ha denunciato per mesi di non avere a disposizione sufficienti risorse, specialmente nel contesto dei fondi di Sviluppo e Coesione, incolpando l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di aver causato rallentamenti in ambito sanitario (malgrado il governo di centrodestra sia in carica da meno di due anni, mentre la sua Giunta governa la Regione, responsabile della sanità, da quasi dieci anni… ma questo è solo un dettaglio).
Ma poi si è scoperto, anche grazie ai chiarimenti rilasciati pubblicamente dal ministro Raffaele Fitto, competente in materia, che De Luca, nel corso degli anni, non è stato capace di spendere le risorse a disposizione, fermandosi quasi a metà, e investendole non su grandi opere che avrebbero favorito la cittadinanza, ma finanziando sagre e feste di paese. Che, per carità, hanno il merito di ravvivare le microeconomie delle piccole realtà, ma non possono certo ambire a migliorare realmente la vita dei cittadini.
Schleiano di investitura ma deluchiano di aspirazione
Ecco, su questa scia si inserisce Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, presidente della Provincia e tra i papabili per il dopo Bonaccini a guida della Regione Emilia-Romagna. De Pascale era stato definito da Elly Schlein “un bravo amministratore”. Ma ovviamente, dove passa lei, l’erba non cresce più, perché viene fuori che De Pascale, forse, così un bravo amministratore non è. È uno schleiano di investitura, ma si comporta come fosse un deluchiano: alla Festa dell’Unità ripete che la ricostruzione dopo l’alluvione in Emilia-Romagna è una sua priorità, che il governo vorrebbe eliminare dalla sua agenda (nonostante Giorgia Meloni abbia impegnato anche l’Europa in merito, invitando Ursula von der Leyen alla firma dell’accordo di Sviluppo e Coesione con i complimenti dello stesso Bonaccini).
La verità però è ben diversa: risulta agli atti infatti che il Comune di Ravenna ha ricevuto 12 milioni di euro, 10 milioni per lavori di messa in sicurezza, 700mila per le urgenze, mezzo milione per la gestione dei rifiuti, un milione per le strutture scolastiche e sportive. In tutto questo, il Comune di Ravenna è riuscito a spendere soltanto 188mila euro derivanti dalla quota delle urgenze. Per il resto, zero su zero. Il rapporto è impetuoso: speso soltanto l’1,5% dei fondi stanziati. Nemmeno De Luca ne sarebbe stato capace: l’allievo che supera il maestro.


