L‘inferno dei viventi
Le prigioni italiane sono al collasso.
Ieri un altro detenuto si è tolto la vita, è il sc*cidio numero 60 nel 2024.
Anche gli atti di autolesionismo sono in continuo aumento.
Questi numeri sono l’esito di un tasso di sovraffollamento mostruoso.
Di continue violazioni dei diritti umani.
Accompagnate da un consumo di psicofarmaci oltre ogni limite inimmaginabile.
Oggi le carceri italiane sono illegali
Le condizioni indegne dei reclusi, anche se lontane dagli occhi, sono ben visibili.
Visibili a chiunque abbia il coraggio di guardare.
Non al governo, però, che mentre le carceri soffocano se ne lava le mani.
Anzi, peggio: se ne occupa, ma nel modo più dannoso.
La logica che guida ogni proposta della destra è infatti quella della punizione e della vendetta contro i detenuti.
Proprio per questa ragione il sistema-carcere è un totale fallimento.
Il fallimento dello Stato
Per colpa di una mentalità retrograda e un’ideologia reazionaria, le carceri si rivelano del tutto inefficaci.
Basta vedere che il tasso di recidiva è quasi del 70%.
Significa che 2 detenuti su 3 ritornano – di solito entro poco – dietro le sbarre.
Oggi ripartirà la discussione sul “carceri sicure”, l’ennesima bandiera della propaganda del governo.
Una proposta presenta col il pretesto dell’urgenza.
Ma che insiste ostinatamente sugli stessi errori, senza considerare le problematiche strutturali.
Nonostante tassi che in alcune città arrivano al 200%, non si cita neanche il problema del sovraffollamento.
Nessun finanziamento per il supporto psicologico né sanitario, nessuno per attività educative e culturali.
Niente di niente.
Un’alternativa oltre il carcere
Ci sono tante cose che potrebbe fare il governo se volesse occuparsi seriamente di carcere.
Aumentare gli sconti di pena e depenalizzare le droghe, per esempio, sarebbe un ottimo primo passo.
Ma non solo.
Concedere l’applicazione di misure alternative; moltiplicare la presenza di psichiatri, psicologi e medici.
Farsi portator di una vera politica di cura, invece di una politica che oggi rappresenta una condanna a m*rte.


