Vannacci, una scheggia impazzita

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Guai al generale che si presenta su un campo di battaglia con un sistema». Lo diceva Napoleone, in Guerra e Pace, e Roberto Vannacci la lezione l’ha studiata: più ne dice, più appare al suo pubblico come un fuori sistema.

Quell’«uno di noi» che Salvini era riuscito a incarnare persino da ministro dell’Interno. Il generale è su quella scia: nonostante la bocciatura come vicepresidente del gruppo dei Patrioti imbarazzi la Lega, persino il no dei lepeniani gli consente di accrescere l’allure da battitore libero.

Certo, chi pensava che le sortite più pittoresche fossero solo campagna elettorale, sa di essersi sbagliato: Vannacci è sempre più incontenibile. Dal primo giorno a Bruxelles («Sono pronto a paracadutarmi sul Parlamento europeo») il generale ne ha fatte e dette in quantità, in escalation.

Il meglio lo regala con il gingillarsi nell’evocazione del fascismo, da cui poi svicola con i tipici paralogismi. La decima mas? È solo quella «buona», prima degli accordi con Salò o con i nazisti. E così, Vannacci ride in faccia al cronista del Times: «La X mas ve la ricordate bene voi inglesi, ad Alessandria hanno affondato la Queen Elizabeth e il Valiant…». Al voto per von der Leyen si presenta con una tshirt con la X nuova di zecca. E che sarà mai? La maglietta si riferisce solo alla decima legislatura dell’Europarlamento. L’abituale riferirsi ai «camerati»? «Se dico esco con un mio compagno di scuola, non ci trovate nulla. Se dico che esco con un mio camerata, invece…». E pazienza se la parola «camerati» da decenni è usata solo dalla destra nostalgica. A scanso di equivoci poco dopo si lancia: «Come si combatte il politicamente corretto? Con lo slogan degli arditi: me ne frego!».

A Orvieto, alla tre giorni sovranista di Gianni Alemanno, il generale è accolto da messia. Prima, lamenta la mancanza dai Giochi di Russia e Bielorussia: «Erano assenti due bandiere europee». Poi, torna sull’Eurovision, «vinto da quell’essere non binario» che è Nemo. E sbotta: «Hanno fatto vincere la rappresentazione di una società che non esiste. Ma di esseri di quel tipo, voi quanti ne incontrate?». Per quel che lo riguarda, i binari «sono in stazione».

Marco Cremonesi