TORINO – Domenica 11 agosto, a mezzanotte, si sono concluse le iniziative della 33^ Olimpiade, svoltasi a Parigi tra vere e false polemiche e “guerre” politico-culturali – quando mai sfide così grosse sono passate senza strascichi?! – sui colibatteri nella Senna, sugli spettacoli che hanno urtato le varie sensibilità, sui livelli di testosterone, sugli arbitraggi umanamente non sempre impeccabili,… ma per fortuna con tante belle cose sportive e non, per cui essere felici dell’avvenimento e di quanto accaduto.
Qui intendiamo proporre alla vostra attenzione informazioni e numeri che potrete trovare ovunque ma anche notizie e valori, conoscenze e riflessioni scelte di frutto personale.
Soprattutto però vorremmo riflettere sul numero 25 del titolo: le medaglie “di legno” degli atleti italiani primi esclusi dal podio (20, senza considerare le finaline per il bronzo perse) che quest’anno, primi in questa graduatoria particolare, hanno superato perfino gli Stati Uniti (21), la Cina, la Gran Bretagna e la stessa Francia, tutte con meno “legno” di noi, e che il nostro presidente della Repubblica ha giustamente invitato al Quirinale il prossimo 23 settembre alla cerimonia della riconsegna della bandiera.
Tra i 403 partecipanti italiani (209 uomini e 194 donne) a nostro avviso sono meritevolissimi di lode e consensi anche loro al pari dei colleghi “medagliati” e non solo perché un nulla li ha privati del bronzo – ad esempio Acerenza nella staffetta 4x100m maschile ha perso per 7/100 e Benedetta Pilato nei 100m rana di nuoto addirittura per 1/100! – ma soprattutto perché dimostrano una crescita tecnico-sportiva, frutto del lavoro su fisico e mente, di tanti sacrifici ed allenamenti, anche personalizzati, che sotto il vessillo di “squadra” ha unito atleti, allenatori, dirigenti ed addetti vari.
Così come dovrebbe essere sempre ed ovunque e come Mattarella ha dimostrato di credere e volere. Ci aspettiamo perciò tanti di questi legni anche nel 2028 a Los Angeles.
Come si sa nel medagliere siamo stati noni con 40 medaglie totali, come a Tokio, ma con 12 ori anziché 10, 13 argenti e 15 bronzi. Con quest’ordine, nelle medaglie, ci hanno preceduto: Usa 126 (40, 44, 42), Cina 91 (40, 27, 24), Australia 53 (18, 19, 16), Giappone 45 (20, 12, 13), Francia 64 (16, 26, 22), Olanda 34 (15, 7, 12), Gran Bretagna 65 (14, 22, 29), e Sud Corea 32 (13, 9, 10 ).
I nostri 12 ori hanno coperto un ampio ordine di discipline sportive – e questo ci piace anche di più: i giovani fanno sport e lo fanno in maniera varia – cioè, nell’ordine: 100m rana maschili e 100m dorso maschili, spada femminile a squadre, canoa slalom K1 maschile, judo 78 kg femminile, vela “iQFoil” femminile, tennis doppio femminile, skeet a squadre miste (tiro al bersaglio), vela Nacra 17, ciclismo su pista femminile di coppia e lo splendido volley femminile in cui una squadra interregionale, resa grande da varietà e ricchezze sportive acquisite con nuove cittadine, ha battuto con un secco 3 set a 0 i “mostri” al femminile americani di questa disciplina.
Alla conquista delle 40 medaglie hanno contribuito ben 16 su 20 regioni italiane – Basilicata 1, Lombardia 15 – e, mirabilmente, con una positiva eccezione: la piccola comunità di Roncadelle, in provincia di Brescia, con soli 9.248 abitanti, ha dato da sola ben 3 ori. I nostri 403 atleti sono entrati in competizione con altri, poco più di 11mila, atleti appartenenti a 205 Paesi (che hanno creato altrettanti Comitati Olimpici), che qui a Parigi hanno gareggiato nei 32 sport riconosciuti dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale), a cui vanno aggiunti gli sport invernali, 11 specialità, ovviamente qui assenti, che si disputeranno gli allori nei prossimi Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina 2026, da venerdì 6 a domenica 22 febbraio 2026.
Ricordiamo che in Italia c’è il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) che riconosce ben 385 attività tra sport veri e propri ed altre discipline sportive.
Tra le 32 specialità sportive di questa olimpiade francese, oltre alle 28 classiche, sono state ammesse anche quattro new entry “particolari” non a tutti piaciute, ma ai giovanissimi sì: la breakdance, il surf, l’arrampicata e lo skateboard, che fanno il paio con il meno conosciuto, già preesistente, “badminton”, quasi un tennis con volano (palline con alette) da spedire nel campo avversario con una racchetta oltre la rete.
I costi (non degli organizzatori) per gli atleti, non da tutti conosciuti…
Più di ogni altra nazione partecipante, l’Italia pagherà per questa 33^ Olimpiade 9,5 milioni di euro (9.405.000) per compensare le 40 medaglie conquistate: 180mila per ogni oro, 90mila per l’argento e 45mila per il bronzo; cifra che non ha confronto né con gli Usa (spenderanno in totale 7,6 milioni) né con la Francia (8,6 milioni) né con la Gran Bretagna che, addirittura, pagherà ai suoi zero euro.
Ancora curiosità: la medaglia cosiddetta d’oro contiene solo circa 6 grammi di questo metallo, il resto è argento con un piccolo inserto in ferro della tour Eiffel (l’argento è pieno ed il bronzo è una lega metallica), ma se un atleta volesse venderla potrebbe ricavarne anche 900 euro.
Chi volesse comprarne un facsimile la pagherebbe, ad oggi, 103 euro circa (spedizione inclusa).
Concludiamo con un micro promemoria, che fa sempre piacere riscoprire o imparare, su questa grande manifestazione internazionale che conserva il suo fascino ed annovera, ogni 4 anni, un numero sempre maggiore di appassionati.
La prima edizione in assoluto che ci è dato conoscere è stata organizzata nel 776 a. C. ad Olimpia, città greca da cui appunto ha preso il nome, per ringraziare ed omaggiare gli dei e nelle competizioni comprendeva poche specialità: corsa a piedi e con i carri, giavellotto, lotta libera, tiro con l’arco, a cui si aggiunsero poi il “pancrazio” (un antico sport da combattimento che faceva parte dell’antica atletica pesante greca e consisteva in un misto di lotta e pugilato) e quindi il pentatlon (una sfida tra atleti su 5 attività diverse).
Ciò proseguì fino a quando l’imperatore cristiano Teodosio (san Teodosio ricordato il 17 gennaio) nel 393 abolì i giochi classificandoli come rito pagano.
Bisogna giungere al 1896 per rivedere i Giochi della I Olimpiade moderna – voluti dal barone francese Pierre de Coubertin e ufficializzati durante il primo congresso olimpico, durante il quale nacque anche il Comitato Olimpico Internazionale – che si disputarono ad Atene, capitale della Grecia, dal 6 al 15 aprile 1896. Le buone intenzioni del barone però non impedirono le guerre, come egli aveva sperato, spingendo gli ardori patriottici su altre misure di confronto.
I Giochi della VI Olimpiade nel 1916, del 1940 e del 1944 furono cancellati a causa dello scoppio della prima e della seconda guerra mondiale.
Permetteteci un’ultima nota di critica costruttiva, non di polemica.I tre più grandi problemi di questa olimpiade, che hanno diviso in due fazioni Paesi e famiglie, sono stati le condizioni della Senna con i suoi colibatteri (di cui non parliamo per mancanza di dati e conoscenze), il caso della pugile algerina Imane Khelif (vincitrice poi di un oro, sudatissimo, accusata di essere più uomo che donna a causa dell’alto livello di testosterone nel sangue), e gli errori – può sempre succedere ed accadrà ancora – dei giurati, soprattutto quello clamoroso contro la pallanuoto italiana nella sfida contro l’Ungheria.
In quest’ultimo caso, dopo il lancio della palla che è finita in rete ed ha segnato un punto, la mano dell’italiano Condemi ha toccato nello slancio il viso di un ungherese, gesto giudicato dagli arbitri violento e perciò gol annullato, giocatore espulso e rigore contro l’Italia quando si era 9 pari. Successivamente il Management Committee della World Aquatics ha smentito arbitri, delegati e VAR ed ha definitivamente ammesso che Condemi non ha commesso violenza (brutalità) riammettendolo in squadra! …a “frittata fatta”.
Escludendo da entrambi i due casi in discussione la malafede e gli opposti estremismi ideologici, specie quelli razzisti, ragionando con calma, ci viene da riconsiderare quanto avvenuto, che è legato, vincolato, a regolamenti che evidentemente non vanno bene e vanno cambiati.
Nel primo caso, visto che esistono due regolamentazioni internazionali, se non di più, sul valore di testosterone ammesso, non sarebbe meglio unificarle, oppure per evitare i ricorsi e le polemiche abbassare i valori ammessi? E’ chiaro che se esiste un regolamento, tutto il resto conta zero, sono solo speculazioni ideologiche semi ostili verso le diversità, o peggio, razziste! La norma fissata va rispettata!
Nel secondo caso, che regolamento è quello olimpico che dopo aver aver sfacciatamente riconosciuto ed ammesso (col rientro in squadra del giocatore) un errore non fa ripetere quella partita falsata dall’arbitraggio?
In tutti i casi, comunque la pensate/pensiamo, siano sempre benvenuti i giochi olimpici e, come direbbe con noi il barone Pierre se fosse vivo, affidiamo le dispute e le contese tra nazioni non ai cannoni ed alle bombe ma ai giavellotti, alle racchette, ai palloni, alle gambe ed alle braccia… magari trovando altre nuove competizioni sportive.
Così si avrebbe egualmente un vincitore, ma con meno sangue e più sudore e, soprattutto, non si coinvolgerebbero donne, uomini e bambini innocenti in massacri che mai – come dice papa Francesco – portano alla fine ad un vincitore, ma solo a tanti perdenti.
Franco Cortese Notizie in un click




