Il Mirto sempreverde che cattura con il suo profumo

0
11

Myrtus communis. Il mirto é la pianta della femminilità primigenia. Sono innumerevoli i miti che lo associano a grandi madri, guerriere e amazzoni

In grecia era consacrato ad Artemide ma non come semplice simulacro, bensì come incarnazione o meglio, materializzazione dello spirito divino. Gli Idoli intagliati in mirto, si dice potessero germogliare, dimostrando l’intercessione e quindi l’esistenza stessa della divinità.

In epoca romana divenne simbolo di Venere e con lei della bellezza, dell’amore e della pace imbelle ed è in quest’ultima declinazione che se ne incoronavano i generali vincitori di guerre incruente e gli Arconti, i giudici supremi del collegio dei magistrati di Atene.

Piu tardi assunse anche un connotato infero divenendo un viatico mortuale. Questa dicotomia non deve stupire perché é nella morte serena che si raggiunge la pace.

“Una leggenda narra che Myrsine, giovane ragazza dalle grandissime doti atletiche, venne trasformata in pianta di mirto dalla dea greca Pallade per aver superato un giovane ragazzo durante una gara atletica. Da qui la tradizione Greca di utilizzare il mirto per incoronare i vincitori delle prime gare Olimpiche.”

È un arbusto sempreverde, tipico della Macchia mediterranea, che fiorisce in primavera con piccoli fiori bianchi e spesso rifiorisce in autunno e produce bacche viola o blu, o anche raramente bianche, dall’intenso odore aromatico; il suo nome, Myrtus, ha in effetti una radice comune con la parola greca “myron” che significa profumo.

Si utilizza per produrre un famoso liquore per infusione ed è apprezzato per aromatizzare le carni arrosto, ma possiede anche pregiate caratteristiche medicamentose.

Se ne ricavava , per distillazione, un’acqua aromatica preziosa contro le gengiviti e le contusioni, con spiccate proprietà diuretiche ed utilizzata in profumeria e cosmetica per la preparazione di balsami e saponi e per la cura della pelle come tonico e disinfettante. I rametti si possono bruciare alla stregua dell’incenso.

Il mirto: acqua angelica
Una bevanda estiva molto rinfrescante che si ottiene bollendo qualche bacca insieme all’acqua in cui poi mettere in infusione foglie o bustine di tè nero. Scura, densa, profumatissima e piena di sapore.

Il liquore di mirto ha oggi una fortuna commerciale, nata negli anni 90 del secolo scorso, mai vista in precedenza, che ha portato a studi sistematici sulla sua coltivazione, anche perché la macchia mediterranea, suo habitat naturale, stava cominciando a subire una “pressione d’uso” insostenibile.

Si é quindi cominciato a selezionare varietà che potessero comodamente essere coltivate a scopo industriale ed ora la coltura del Mirto sta diventando, specie nel sassarese, un buon investimento con rese per ettaro paragonabili ad altre colture storiche. Il mirto è molto bottinato dalle api per il suo polline ma non produce nettare e quindi non é possibile ricavarne miele.

É curioso come la filogenesi delle Myrtacee prenda come riferimento primario il mirto, unica specie di questa famiglia presente da noi. Le Myrtacee sono invece cosmopolite e comprendono generi importantissimi come gli eucalipti e i chiodi di garofano e questo dimostra come la moderna classificazione botanica sia Eurocentrica anche al di la di ogni ragionevolezza.

fonte: viveresostenibilelazio