Come annunciato (e temuto) già da tempo, la stagnazione tedesca si sta traducendo in un più basso livello di crescita del Belpaese. Con la prospettiva di dover riscrivere in termini più restrittivi la legge di stabilità per il 2025
Quanti, anche nell’alveo del governo, esultavano per il sorpasso congiunturale dell’Italia sulla Germania, adesso dovranno necessariamente contenere i propri infondati e inopportuni entusiasmi: nella classifica dei tassi di crescita trimestrale del PIL dell’area del G7, stilata dall’Ocse con riferimento al periodo aprile – giugno, Berlino e Roma sono appaiate dalla condivisione degli ultimi due posti nella graduatoria.
Con un misero aumento di appena due decimali, si accentua il rebus della prossima legge finanziaria e di stabilità, che già di per sé parte da un deficit di 25 miliardi di euro, il budget cioè a cui assicurare una copertura per non deprimere i redditi familiari, giovanili e femminili messi a dura prova da rincari diretti e indiretti di vario tipo.
Che non sia un momento semplice per la cosiddetta economia reale, lo so evince dal combinato disposto di più fattori fra loro concomitanti: basti pensare al minore gettito tributario in quota Irap in misura di circa due miliardi di euro, certificato dal Dicastero del Mef e dalla Corte dei Conti, dovuto solo in parte alle agevolazioni per la maggiore detraibilità del costo del lavoro e per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori autonomi e forfettari. La realtà è che si è contratta la base produttiva e manifatturiera del Paese, circostanza messa nero su bianco dalle rilevazioni dell’ISTAT sulla produzione industriale.
In ultimo, dal palco del meeting cattolico di Rimini, il Ministro delle imprese e del made in Italy, onorevole Adolfo Urso, ha lasciato di fatto intendere che l’accordo con Stellantis, per ricondurre a un milione di veicoli leggeri annuo la capacità produttiva del Belpaese in ambito Automotive, è di là da venire, mentre a crescere fino a questo momento sono unicamente le tensioni fra la Premier Giorgia Meloni e la famiglia Agnelli Elkann.
Dir politico Alessandro Zorgniotti



