La mia storia
America, il percorso che mi ha portato qui è stato inaspettato. Sono abituata a viaggi inaspettati. Mia madre aveva 19 anni quando ha attraversato il mondo dall’India alla California con un sogno non scalfibile: trovare la cura per il tumore mammario. Ha incontrato mio padre, uno studente giamaicano, si sono sposati e siamo nati io e Maya, mia sorella.
Abbiamo traslocato tante volte, ovunque il lavoro dei nostri genitori ci portasse. Mio padre mi ha insegnato a non aver paura. Poi si sono separati e mia madre ci ha allevati. Vivevamo in un quartiere popolare. Faceva affidamento, mia madre che lavorava, ai vicini. Nessuno era parente per sangue, ma parenti e famiglia grazie all’amore. Persone di famiglia che credevano in noi e che potevamo conseguire qualsiasi risultato. I loro valori, la comunità, la fede e l’importanza di trattare gli altri come noi vorremmo essere trattati. Mia madre era una signora con la pelle di colore marrone, alta 1,50 metri. Una pioniera per la lotta delle donne. Ci ha insegnato di non lamentarci mai delle ingiustizie ma combatterle, fare qualcosa. Ci ha anche insegnato che le cose non vanno mai fatte alla cavolo di cane. Io sono immersa negli ideali dei diritti civili e ho conosciuto i leader dei diritti civili che hanno combattuto nei tribunali. Per questo decisi di fare l’avvocato.


