No, non può essere un caso: più o meno nelle stesse ore, o comunque a poca distanza tra un avvenimento e l’altro, due fatti di cronaca hanno funestato le cronache del Nord Ovest in Piemonte e in Lombardia, entrambi con protagonista un diciassettenne, ragazza nel caso successo a Torino
Un giovane di 17 anni avrebbe sterminato la propria famiglia: padre, madre, e il fratellino di 12 anni, nei pressi di Paderno Dugnano nel Milanese. Inizialmente avrebbe addotto come causa scatenante la foga omicida del genitore contro gli altri due familiari, spiegando di essere stato costretto a uccidere il padre per difendersi e cercare di proteggere, invano, gli altri componenti del nucleo.
Successivamente, però, stretto fra le proprie contraddizioni colte grazie al pressing delle autorità inquirenti e investigative, il minorenne ha rettificato la propria versione, e avrebbe ammesso di essere lui il solo autore di tutti e tre i delitti atrocemente commessi.
Quasi contemporaneamente, nella zona dei Murazzi del Po di Torino, cuore della movida del capoluogo piemontese, una baby gang – fenomeno tragicamente dilagante nella totalità delle aree metropolitane e non solo – terrorizzava i propri coetanei per sottrarre loro telefonini, contanti e altri oggetti più o meno di valore: a capo di tale banda, ancora da identificare e accertare, vi sarebbe una ragazza italiana di 17 anni.
Stiamo vivendo un’epoca per molti versi “maledetta”, acuitasi ancora di più dopo la devastazione pandemica del 2020: molto probabilmente, il lockdown deciso dal Governo dell’epoca, che ha portato a restrizioni domiciliari senza precedenti, ha eroso completamente le basi di un tessuto connettivo familiare già in precedenza molto fragile e precario.
I diciassettenni di oggi sono stati i dodicenni e tredicenni di quando è scoppiata per la prima volta l’emergenza pandemica da “sars cov 2”. Se già prima di tale shock la condizione familiare media in Italia appariva alquanto compromessa, la stessa è peggiorata durante la chiusura generalizzata delle attività economiche e sociali e anche dopo, accrescendo in determinati ambienti la tendenza all’uso della violenza in ambito domestico e al ripiego nei social media con l’abuso delle relative piattaforme.
Non si tratta, qui, di procedere per processi sommari: la priorità è quella di definire una “exit strategy” che permetta di ricostituire la cellula familiare, rispetto alla quale le istituzioni, sia statali che locali, o sono totalmente assenti, o intervengono solo in maniera postuma, o peggio aggravano ulteriormente il già difficile contesto di partenza.
Dir politico Alessandro Zorgniotti




