“Gli ammortizzatori sociali sono in scadenza e a fine anno si rischia la chiusura generalizzata delle attività”
Il calo in termini reali dei redditi familiari, che colloca l’Italia penultima in Europa seguita solo dalla Grecia, risuona fin da ora come un campanello d’allarme nei confronti della stagione in arrivo e che di ripresa potrebbe avere soltanto la stagione così come indicata dal calendario.
Per il prossimo 17 settembre, nella sede solita del dicastero di via Veneto a Roma, il Ministro Adolfo Urso convocherà l’ennesimo vertice con Stellantis, per cercare di richiamare all’ordine la multinazionale di Elkann e Tavares sul rispetto dell’impegno a riportare la produzione annua tricolore minima a un milione di veicoli familiari e commerciali.
L’alternativa è la progressiva chiusura delle aziende dell’indotto di primo e di secondo livello, ovvero la più o meno provocatoria richiesta, rivolta a sub-fornitori e maestranze (colletti bianchi e tute blu oramai allo stesso livello), a trasferirsi all’estero, magari in Polonia o nel Nord Africa.
Per tutti questi motivi, gli industriali del rettore delle quattro ruote starebbero lavorando a una grande mobilitazione nazionale, annunciata sulle colonne dell’agenzia Ansa da Francesco Borgomeo, Presidente di Unindustria Cassino: “O lo scenario cambia, o dovremo restituire le chiavi delle aziende. Se la situazione rimane immutata, il sistema non si riprende ma crolla”.
Il numero uno della categoria chiede al Governo l’attivazione di strumenti straordinari a partire dalla proroga della cassa integrazione guadagni, in attesa che una politica industriale degna di tale nome riporti il Belpaese ai fasti di produttore di riferimento della catena automobilistica europea: “La venuta meno dell’integrazione al reddito, a fine anno corrente, segnerà lo scacco matto per molti di noi, portando alla chiusura delle relative aziende. Intendo chiedere a tutte le organizzatori territoriali di categoria, presenti in aree a elevata concentrazione di fabbriche e filiere automotive, di condividere con noi una mobilitazione degli imprenditori che sia la più vasta possibile”.
Anche perché le notizie che arrivano dall’estero non inducono a facili ottimismi: la Volkswagen, per la prima volta nella propria storia, ha annunciato la chiusura di un grande stabilimento in Germania, mentre fin da ora in tutta la UE si stanno facendo i conti con quella che potrebbe essere la reazione cinese ai dazi sulle vetture elettriche annunciati dalla Commissione di Ursula von der Leyen: dazi già in parte aggirati dal Governo di Pechino con la disponibilità di un numero crescente di Stati comunitari del vecchio Continente – inclusa la sovranista Italia – a ospitare gli investimenti del gigante asiatico nel campo della produzione automobilistica finale.
Dir politico Alessandro Zorgniotti




