TRUMP CONTRO HARRIS: “MI ATTACCHI, MA TU E BIDEN AVETE CONFERMATO I MIEI DAZI SULLA CINA”

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Il candidato Repubblicano, già Capo della Casa Bianca nel quadriennio tra il 2017 e il 2020, nel corso del seguito dibattito pubblico contro l’aspirante presidente Dem, oltre che vice uscente di Joe Biden, ha additato a quest’ultimo come, al netto delle critiche personali e di metodo, abbia invece mantenuto praticamente intatto l’impianto di imposizione tariffaria su tutta una vasta gamma di prodotti strategici provenienti dal gigante asiatico

Nel corso del duello televisivo fra Donald Trump e Kamala Harris per il voto presidenziale statunitense del prossimo novembre, uno dei capitoli di maggiore contesa, a proposito della fiscalità, ha riguardato l’approccio sui dazi da praticare alle importazioni dalla Cina, e in prospettiva anche dall’Europa che del Dragone sta diventando una sorta di avamposto specialmente sulla mobilità elettrica.

Secondo la candidata dem, che ha preso il posto di Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca, tali balzelli finirebbero con l’aumentare i costi al dettaglio a carico del consumatore o utilizzatore finale, con un riflesso inflazionistico significativo.

Accusa respinta al mittente dal leader Repubblicano e già Presidente USA nel quadriennio concluso nel 2020: “I dati, a consuntivo dell’applicazione dei dazi da me introdotti, confermano che non si è verificata alcuna spirale inflattiva, e che nelle casse del nostro bilancio federale sono entrati molti miliardi di dollari in termini di gettito aggiuntivo che hanno permesso di sostenere l’industria, l’economia e le famiglie americane. Tanto che – è stata la stoccata finale in merito – la vostra amministrazione li ha mantenuti anche successivamente al 2020, segno che quindi sono una misura utile”.

Trump ha ribattuto, viceversa, come l’attuale elevato livello del costo della vita, nella Nazione a stelle e strisce, sia da ricondurre alle scelte errate del duo Biden – Harris, tanto che le esitazioni della Federal reserve, la Banca centrale di Washington, rispetto a un piano di riduzione dei tassi di interesse, sono da ascrivere all’inflazione che si ostina a non scendere poiché gli eccessivi sussidi pubblici a pioggia incentivano i prezzi al consumo a restare elevati.

Comunque sia, i dazi applicati nei confronti di un ampio paniere di prodotti strategici made in China sono una realtà oramai acquisita: a confermarlo è il prossimo imminente calendario fiscale.

Dal 27 settembre, tutte le vetture ad alimentazione elettrica totale, che valicheranno i confini americani, dovranno pagare una tassa pari al 100 per cento del loro valore iniziale di fabbrica, con il rischio così di assistere a un raddoppio dei prezzi presso le concessionarie di destinazione “retail”.

L’amministrazione uscente di Biden ha confermato la propria intransigenza altresì sulle tariffe destinate a essere introdotte nei confronti di pannelli solari (50%), acciaio, alluminio, batterie per veicoli elettrici e minerali (25%). Nel 2025 dovrebbero infine entrare in vigore ulteriori dazi relativi ai chip cinesi, mentre il 2026 dovrebbe essere l’anno delle tasse doganali sugli accumulatori per dispositivi elettronici come computer e smartphone di ultima generazione.

Il Candidato Trump ha ribadito alla Harris come, nel corso della sua precedente Amministrazione Repubblicana, la Cina non abbia beneficiato di alcun favore, anzi sia stata più volte giustamente chiamata in causa da Washington per le proprie pratiche industriali e commerciali sleali.

Dir politico Alessandro Zorgniotti