Paita: «Il sindaco? Ora è il candidato di Meloni. Noi garanzia per le infrastrutture»

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Bucci è una persona che stimo, ma è il candidato della destra a queste regionali. È stato lui stesso a dire che si candida perché glielo ha chiesto Giorgia Meloni: la partita è politica. Io sono all’opposizione del governo Meloni. E voglio lavorare nel Paese e in Liguria per una alternativa ».

Così parla Raffaella Paita. La senatrice, coordinatrice nazionale e leader dei renziani liguri conferma l’appoggio di Iv alla coalizione di Andrea Orlando a cui «serve un vero centro riformista». Nonostante i mugugni e i veti ricevuti, «ma la mia esperienza del 2015 mi ha insegnato e forse dovrebbe insegnare anche ad altri che bisogna privilegiare la responsabilità alle ruggini: noi rispetto a Toti siamo stati sempre all’opposizione». Sulla forma con cui si presenterà Iv, però, manca ancora l’ultimo tassello, «lavoriamo per una lista di tutti i riformisti o con quelli che ci stanno», spiega Paita.

Onorevole Paita, la candidatura a sorpresa di Bucci vi ha messo in difficoltà? Sosterrete Orlando in Liguria?

«Vorrei essere chiara: Marco Bucci è una persona che stimo e con cui abbiamo collaborato. Ma questa partita è politica e lo ha deciso anche lui, rispondendo alla chiamata della Meloni. Questo cambia anche il profilo di Bucci, che sinora era stato sostenuto con singole personalità all’interno di una lista civica, ora non si può far finta che non sia il candidato della destra. Noi siamo coerenti con un percorso nazionale che è anche conseguenza del risultato delle elezioni europee: in Italia c’è una tendenza bipolare e c’è stata la proposta di Elly Schlein di unire le forze alternative alla destra, senza mettere veti né riceverne».

A proposito di veti, però, in molti su di voi ne hanno avanzato eccome.

«Non mi nascondo che sia un percorso complesso sia a livello nazionale che locale, ma con pazienza, rigore e misura abbiamo scelto di evitare le polemiche. Una flemma zen che nel mio caso vale doppio perché io fui sconfitta proprio per le divisioni a sinistra. Ma quella vicenda del 2015 è il paradigma di ciò che non bisogna fare questa volta se si vuole vincere. Ci sono diversità di vedute, certo, ma sentiamo la responsabilità di dare un’alternativa a un governo regionale che abbiamo sempre considerato insoddisfacente e contro cui ci siamo opposti nel 2015 e nel 2020: sulla sanità e sulla crescita economica Toti è stato inadeguato. Vorrei parlare di questo, dei servizi per le famiglie, dell’abbandono dei servizi territoriali e della sanità. Basta discorsi da politici che si parlano addosso. Parliamo dei liguri. Delle loro aspettative e dei loro bisogni ».

Vi presenterete in una lista unica con Azione? Ci saranno i simboli? Sembra che sia questo il nodo.

«Penso che per far sì che il centrosinistra le vinca queste elezioni ci vuole un vero centro riformista. La lista degli Stati Uniti d’Europa con noi, Psi e Più Europa ha preso in Liguria il 4% alle europee, io ho raccolto molte preferenze. Questo è il dato da cui partire ma non sono contraria ad unire tutti i riformisti. Noi non abbiamo mai posto veti e non ne vogliamo ricevere, ora gli altri decidano se irrobustire questa proposta o dividere come è accaduto alle europee».

Alle scorse regionali Toti si prese tutto lo spazio politico di centro e sbancò, ora la sua lista è in disarmo, a chi andranno quei voti?

«Nelle regionali in un territorio piccolo come la Liguria la componente civica ha un valore importante e spesso coincide con un elettorato che chiede sviluppo e crescita. Io sono convinta che si possa stare in un progetto di centrosinistra se è credibile proprio sul mondo produttivo e del lavoro. Se ho un pregio è questo: mi sono sempre battuta e ho portato risultati sulle infrastrutture, da assessore con la partenza del Terzo valico e l’accordo sulla Gronda, come da parlamentare con le Aurelie bis. Nel centrosinistra sviluppo e infrastrutture devono essere temi cruciali anche grazie al nostro contributo».

Orlando è un candidato credibile su questo? Sulla Gronda la coalizione avrà sempre sensibilità diverse e Bucci ha già impostato su questo tema la sua campagna contro “quelli del no”.

«Come è noto non sempre le mie idee hanno coinciso con quelle di Andrea. Personalmente però credo che Orlando abbia le caratteristiche per essere credibile: ricordo che da ministro dell’ambiente firmò lui la Via per la Gronda. So che dentro alla sua coalizione ci sono idee differenti e lavoro perché sia forte una visione riformista. Detto questo, non andiamo con il paraocchi: il centrodestra che governa Regione, Comune e Paese non ha fatto partire la Gronda in nove anni e non sa come risolvere il problema del finanziamento dell’opera. Anziché dividerci nel centrosinistra sfidiamo il governo e il centrodestra sulle sue mancanze, sono pronta a un confronto con il viceministro Rixi su questo».

A proposito di Rixi, lui si candiderà anche alle regionali, lei farebbe lo stesso?

«Se Rixi avesse avuto così tanta voglia di candidarsi lo avrebbe fatto da presidente. Così prende in giro i liguri . Diffido da un’idea di consenso senza rispetto degli elettori. Noi candideremo persone eccellenti in tutti i territori, non abbiamo bisogno dell’uomo o della donna sola al comando».

A Genova però si annunciano defezioni, a cominciare dall’assessore Avvenente.

«Sono convinta che la grande maggioranza degli iscritti di Spezia, Savona, Imperia e anche a Genova rimarrà con noi in questo percorso. Arianna Viscogliosi per esempio lo ha già chiarito e con lei alcuni importanti consiglieri di municipio. Per chi appoggerà Bucci, un conto è l’amicizia personale che rimane , un altro è la politica: noi non andremo con la destra e le strada politica si separerà».

Lei dieci nove anni fa fu sconfitta da Toti e dalle divisioni del centrosinistra, ora si candida Andrea Orlando, vi conoscete da molti anni, può essere una chiusura del cerchio?

«Gli elementi personali e la politica spesso coincidono: penso di avere dimostrato che non cedo mai alla ruggine e alla vendetta. Ne ho subite tante. E spero che il mio atteggiamento positivo serva anche a far riflettere chi mi ha messo alla gogna per l’alluvione e chi ha sbagliato a dividere. Ora alla Liguria e al Paese serve un cambio di fase e io lavoro per questo obiettivo e per tenere alte le ragioni dei riformisti e non mi guardo indietro».