GLI INDUSTRIALI DICONO SÌ A GIORGIA, MA ANCE SUONA L’ALLARME EDILIZIA

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Primo confronto pubblico, all’assemblea plenaria di viale dell’astronomia, fra il nuovo Presidente Emanuele Orsini, succeduto a Carlo Bonomi, e la Premier Meloni

Per la Leader nazionale dei costruttori, Federica Brancaccio, mette tuttavia in guardia dai rischi legati al progressivo arretramento nell’efficacia dell’ormai ex superbonus e alla lentezza nelle procedure di pagamento dei cantieri finanziati dal PNRR

Alla fine Giorgia ha ottenuto il sospirato sì dalla platea degli industriali di viale dell’astronomia, per il tramite della sostanziale e dichiarata apertura di credito espressa direttamente dal loro vertice Emanuele Orsini. La Presidente del Consiglio dei Ministri ha dichiarato che l’obiettivo dell’uno per cento di crescita del prodotto interno lordo, riferito alla totalità dell’anno 2024, è assolutamente alla portata dell’azione del Governo e dell’azienda Italia (sebbene tale dato resti trainato dal turismo anziché dall’industria la cui produzione rimane calante, ndr); e aggiunto che la manovra economica in fase di stesura da parte di palazzo Chigi e del dicastero del MEF, concentrerà i propri benefici sulla riduzione selettiva della pressione fiscale diretta sui redditi medi e medio bassi, sulla natalità e sulle aziende orientate a creare lavoro e occupazione stabile addizionale, mettendo a sistema strumenti premiali come la transizione digitale e la maxi deduzione sulle assunzioni a tempo indeterminato.

Il Presidente Orsini, di conseguenza, premettendo apprezzamento per l’orientamento alla sostenibilità dei conti statali e del debito pubblico, ha posto l’accento – in considerazione altresì del ruolo dell’Italia nella Commissione von der Leyen bis con una vicepresidenza esecutiva affidata da Ursula all’attuale ministro uscente Raffaele Fitto – sulla necessità non eludibile di un più determinato impegno governativo nazionale a contrastare gli eccessi della decarbonizzazione la cui troppa intransigenza può portare non alla de-fossilizzazione dell’ambiente quanto piuttosto alla deindustrializzazione e alla consegna, sic et simpliciter, dello storico patrimonio della filiera automobilistica, diretta e indotta, al Dragone cinese.

Una beffa atroce per la moltitudine di imprese che, non solo in tale ambito ma pure in quelli della chimica e della siderurgia, hanno investito nella ecocompatibilità di processi produttivi e organizzativi e prodotti finali. Non solo Stellantis, ma pure l’ex Ilva rischia una forte emorragia occupazionale.

Giorgia Meloni ha promesso la più serrata determinazione a portare avanti le richieste di assoluto buonsenso del sistema manifatturiero italiano, cercando di valorizzare al massimo ciò che lei considera essere l’accresciuto ruolo del nostro Paese sulla scena europea grazie alle deleghe di Fitto che a Bruxelles potrà cogestire le deleghe relative ai fondi di coesione e all’avanzamento del PNRR.

Già, perché proprio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza ci si gioca una quota importante delle capacità di sopravvivenza del settore edilizio residenziale, terziario e infrastrutturale: il bonus del 110 per cento è oramai un ricordo, al quale gli stessi imprenditori del comparto sembrano rassegnati, ma la richiesta di Federica Brancaccio, presidente nazionale di ANCE, è che siano accelerate le procedure amministrative e contabili per il pagamento dei cantieri finanziati dal piano post pandemico: in ballo vi è la resilienza di migliaia di unità aziendali con un effetto moltiplicatore regressivo sul numero di addetti.

Dir politico Alessandro Zorgniotti