Un mare nero: il Mediterraneo è in pericolo

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Era l’11 aprile 1991, avevo 17 anni e frequentavo il quarto anno all’ITIS di Savona, quel giorno il nostro professore di chimica industriale entrò in classe scuro in volto. Qualcosa di grave stava accadendo a pochi chilometri da noi: al largo di Arenzano era esplosa una petroliera, la Haven.
Il Mar Mediterraneo è in pericolo

Al momento dell’esplosione la petroliera conteneva quasi 150mila tonnellate di petrolio. Le conseguenze per il nostro mare si preannunciavano disastrose.

Per ridurre la quantità di petrolio sversato e circoscrivere la zona compromessa la nave venne trainata verso riva e l’incendio non fu spento del tutto.

La Haven bruciò per 70 ore di fila, da casa riuscivamo a distinguere la colonna di fumo nero e denso alzarsi nell’aria, la sera si vedevano i bagliori delle fiamme.

La nave si inabissò tre giorni dopo, il 14 di aprile, alle 10 del mattino, lasciando nel nostro mare il peso di 5 morti e circa 50mila tonnellate di petrolio. Uno strato di bitume spesso 10 cm ricoprì i fondali per oltre 120.000 km quadrati, soffocando i pesci e la posidonia, imbrattando i gabbiani.

Nei mesi successivi, una flotta di navi e mezzi fu impegnata a ripulire oltre 100 km di costa ma i danni per l’ecosistema e per l’economia della nostra regione furono incalcolabili. Ne risentirono turismo e pesca, il pescato fu quasi dimezzato, nei mitili e nei pesci da fondale si registrò un livello di inquinanti molto superiore alla norma; il nostro mare continuò a rigurgitare catrame per anni.

Il relitto della petroliera giace ancora al largo delle coste liguri, a 85 metri di profondità, e strati di bitume ricoprono i fondali più profondi che non fu possibile pulire.

Quello della Haven è stato il più grande sversamento di petrolio nel Mediterraneo. È diventato un simbolo della fragilità del nostro mare e della pericolosità dei traffici petroliferi. Quel disastro e altri occorsi negli anni successivi, come quello della Erika, inabissatasi al largo delle coste bretoni il 13 dicembre ’99 con un carico di 30mila tonnellate di petrolio, hanno scosso l’opinione pubblica e spinto i governi a intervenire.
Le carrette del mare

Ci sono voluti oltre 20 anni dal disastro della Haven per vedere approvate a livello europeo norme come la rottamazione delle petroliere monoscafo entro il 2015 e il limite di vita delle petroliere di 25-30 anni. È stato rafforzato il sistema di controlli delle navi cisterna che operano nel Mediterraneo, con ispezioni regolari per garantire che tutte le navi rispettino i requisiti di sicurezza e ambientali, e promossa la cooperazione tra gli Stati membri dell’UE e i Paesi non-UE del Mediterraneo per migliorare la sicurezza marittima.
Il petrolio e le carrette del mare

Nonostante questi indubbi passi avanti la situazione del nostro mare resta critica.

Matteo Mantero – ilmillimetro.it