L’attuale legge elettorale non consente di andare da soli alle elezioni. Sarebbe un suicidio politico e sarebbe opportuno che tutti scoprissero questo insignificante dettaglio. E, in base a questo dettaglio, dovremmo decidere cosa è meglio per noi e per il Paese: cercare di entrare in un governo e influire, con la nostra presenza, sulle sue scelte; cercare di mettere a terra il nostro programma, oppure abbracciare la metafisica del vaffa, gettare nel cesso i voti presi, portare in parlamento meno rappresentanti (perché senza alleanze accadrebbe esattamente quello) e non contare un caxxo
La polemica infinita, che riguarda il “nodo delle alleanze”, come dicono i giornaloni, riduce il problema alla scelta fra fondamentalismi religiosi e pragmatismo politico. Fra il “meglio da soli” e contare nulla, o alleanze che permetterebbero il nostro ingresso in un governo. Non dobbiamo dimenticare che la nostra storia, il nostro DNA, il nostro dovere sono quelli di progettare, di pensare, di perseguire una società e un Paese migliore. Ma non dobbiamo dimenticare la urgente necessità di liberare il Paese dal dominio della destra. Di questa destra cialtrona, cattiva, amica dei poteri forti, della finanza, delle consorterie e dei comitati di affari. Nemica dei fragili, degli ultimi, dei poveri.
Il vero problema è questo. Possiamo e dobbiamo incidere, perché siamo l’unica forza propulsiva al cambiamento. Perché l’unico modo per fare ciò che vogliamo fare, è stando dentro la stanza dei bottoni. Influenzando le scelte che dall’uso di quei bottoni dipendono. Gli accorati appelli alla solitudine, fatti da quelli che nel lessico attualmente dominante sono denominati “duri e puri”, vengono dagli stessi personaggi che hanno gradito alleanze con tutti, compresi il partito dei pensionati, Paperoga, Gambadilegno e i sette nani. E chi non ne ha gradito uno, è stato espulso.
Non dimentichiamo che siamo stati capaci di stare in due governi trovandoci alleati con la Lega di Salvini. In uno con Forza Italia, in due con Renzi e in due con il PD. Molti di quelli che oggi agitano i “mai con questo, mai con quello”, a cominciare da Virginia Raggi, non fecero mancare la loro benedizione al governo con la Lega, a quello con il PD e neppure a quello di Draghi. Mi sembra inverosimile che oggi, gli stessi personaggi agitino la bandiera della solitudine. Abbiamo molte buone idee, vogliamo invertire gli effetti economici del neoliberismo, vogliamo la redistribuzione della ricchezza. Siamo gli unici a volerlo? Bene, proprio per questo, nessun governo potrà essere migliore di un governo progressista che ci veda fra i protagonisti.



