ITALIA ISOLATA ANCHE DAI PATRIOTI SUL RINVIO DELLE AUTO ELETTRICHE 

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Sembra infatti che il Governo ungherese, che detiene la presidenza di turno dell’Unione Europea, sia più preoccupato di evitare l’imposizione dei dazi sulle vetture cinesi acquistate dai cittadini della UE

L’Italia di Giorgia Meloni, Adolfo Urso e Matteo Salvini non avrà alleati a sostegno della propria richiesta di anticipare alla prima parte del prossimo anno il procedimento per ottenere la revisione delle rigorose regole europee sul passaggio sic et simpliciter ai veicoli a trazione elettrica come unica tipologia circolante nel territorio continentale comunitario a decorrere dal 2035.

Secondo il cronoprogramma fissato dalla Commissione uscente di Bruxelles, e che continuerà a essere presieduta da Ursula von der Leyen nel corso della prossima legislatura, la revisione potrebbe essere richiesta soltanto a decorrere dalla prima parte del 2026, ma allora, secondo il ragionamento del Ministro on. Urso, rischia di essere troppo tardi al fine di trarre in salvo il patrimonio industriale e occupazionale gravitante intorno all’automotive.

La prospettiva, indicata dall’alto rappresentante del Governo Meloni per la tutela del made in Italy, è quella di dover presto assistere all’assedio di Bruxelles da parte di una moltitudine di operai delle fabbriche automobilistiche nel frattempo cessate o a rischio di cessazione, esattamente come avvenuto all’inizio di quest’anno con la marcia dei trattori che arrivò fino alle porte delle istituzioni comunitarie centrali.

Eppure, nella situazione attuale, il governo di Viktor Orban, la cui presidenza di turno dell’Unione ne farebbe un alleato prezioso per ottenere qualche risultato di rilievo, sembra voler indirizzare su altri fronti il proprio patriottismo: la priorità di Budapest, infatti, è quella di impedire che diventi strutturale l’imposizione di dazi sulle importazioni di auto a batteria elettrica di fabbricazione e provenienza cinese, poiché secondo il primo ministro ungherese, e leader politico del movimento dei patrioti, Bruxelles e Pechino devono cooperare sul piano manifatturiero e commerciale e non competere in maniera cannibalizzante. Tanto che i rappresentanti dell’Ungheria si esprimeranno contrariamente ai balzelli che Bruxelles vorrebbe imporre alle quattroruote del Dragone.

Dir politico Alessandro Zorgniotti