Il Primo Ministro di Tirana relatore d’onore al convegno plenario promosso a New York dalle organizzazioni ebraiche per evidenziare il ruolo diplomatico di area vasta del Paese delle Aquile nella regione balcanica e gli alti meriti storici nella ospitalità e nella tutela delle comunità cosiddette minoritarie
Nel corso della propria visita negli Stati Uniti d’America, in occasione del plenum dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, l’onorevole Edi Rama ha partecipato all’evento dal titolo “Bridging Nations – A Tribute to Prime Minister Edi Rama at the UN General Assembly”, dedicato all’Albania e al ruolo guida del suo Primo Ministro nel promuovere l’unità tra i Paesi dei Balcani e la protezione dei diritti e delle storie delle comunità minoritarie, compresa quella ebraica dalla fine della seconda guerra mondiale.
“Gli Albanesi conoscono sia il dolore senza pari delle grandi ferite della storia, sia la necessità di non dimenticare mai le loro cause – ha esordito Rama – A Tirana esiste un bunker sotterraneo nel centro della città, che era stato costruito per resistere a un immaginario attacco NATO; oggi è stato trasformato in uno spazio dedicato alle vittime di chi lo ha costruito, con le fotografie delle migliaia di Albanesi uccisi dal regime totalitario di stampo nord coreano e con una proiezione luminosa delle parole “Coloro che dimenticano il passato sono condannati a riviverlo” tratte da Primo Levi”.
“Lo cito qui – ha puntualizzato Rama – non per tracciare paralleli impossibili tra l’orribile sterminio di massa di milioni di ebrei da parte del regime nazista, e la tragica morte che il nostro regime comunista ha inflitto a migliaia di innocenti dichiarati nemici del popolo. Semplicemente questo richiamo è per dirvi a tutti Voi che noi, Albanesi, conosciamo sia il dolore senza pari delle grandi ferite della storia, sia l’incomparabile necessità di non dimenticarne mai le cause”.
“Sono stato molto felice – ha aggiunto Rama – quando ho scoperto che la popolazione ebraica in Israele ha raggiunto i 10 milioni di abitanti, perché credo che ogni neonato ebreo sia una benedizione non solo per Israele, ma per il mondo intero, il cui debito verso gli Ebrei non potrà mai essere cancellato . Tuttavia, tornando alla grandezza dello spirito delle nostre due Nazioni, devo citare il mio grande amico, il compianto Shimon Peres, che disse: “L’anima non può essere bruciata nei forni”. Sì, lo spirito trionfa sempre. Permettetemi di confessarvi la mia ferma convinzione che le nostre anime possono affrontare, di tanto in tanto, prove, grandi o piccole, con le avversità della nostra Storia presente e futura, ma, alla fine, trionferanno scaturendo più forti da ogni prova”.
Proprio nel dramma dell’Olocausto si è concretizzato il culmine positivo delle sinergie a distanza fra i due Paesi: “L’Albania è diventata l’unica Nazione europea che non ha consegnato un solo Ebreo, l’unico luogo dove la popolazione ebraica dopo la guerra è aumentata di 20 volte. Mentre fuggivano da altri Paesi per sottrarsi alla morte, gli Ebrei cercavano di giungere in Albania per proteggere le proprie vite secondo il principio della sacralità dell’ospite. La piccola superficie della nostra terra non ha mai limitato né la grandezza dei nostri sogni né la lunghezza delle nostre braccia aperte nei vostri confronti”, ha dichiarato Rama.
“Provo un sentimento speciale nel ricevere l’onore di essere relatore in questa sede, e voglio girare questo onore al Popolo albanese e alla sua e nostra più grande religione che è quella della ospitalità. Una Nazione è forte quando si prende cura dei deboli, diventa ricca quando si prende cura dei poveri e diventa invulnerabile quando si prende cura dei vulnerabili; la forza di una Nazione si ha quando ha a cuore le proprie amicizie come quella con Voi e con la comunità ebraica. Proprio la settimana scorsa, l’onorevole Isaac Herzog è stato il primo Presidente Israeliano nella Storia a visitare l’Albania e a constatare il gusto della nostra ospitalità che si rafforza in ragione della battaglia che la Nazione e lo Stato ebraico stanno affrontando oggi, non solo per la propria autodifesa ma per una più generale sfida che riguarda tutti noi per evitare di ricadere negli orrori dello scorso secolo”.





