Tridico (M5S): “O noi o Renzi. Giusta l’alleanza col Pd ma ora Schlein scelga

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O M5s o Matteo Renzi». L’eurodeputato 5Stelle Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps, sbarra le porte del campo largo al leader di Italia viva non solo in Liguria ma anche in Umbria, Emilia-Romagna e ancor più su scala nazionale: «Con lui perdiamo».

Tridico, il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia vi chiede di «non sparare sugli alleati altrimenti — dice — si fai il gioco di Giorgia Meloni». Cosa risponde?

«Noi non stiamo sparando sugli alleati. Io ho sempre pensato che l’alleanza con il Pd fosse la cosa giusta da fare per sconfiggere le destre».

Ma la segretaria dem Elly Schlein, in Liguria, avrebbe voluto includere anche Iv su cui voi avete invece messo un veto.

«L’alleanza con Iv la escludono i temi. Non io, ma i temi. Abbiamo raccolto le firme contro il Jobs act il cui principale fautore è stato proprio Renzi, che è anche colui che ha iniziato la battaglia contro il reddito di cittadinanza proponendo un referendum abrogativo. Non solo. Non ha firmato la proposta di salario minimo che tutte le opposizioni hanno condiviso. Ha osteggiato il decreto dignità. Voleva spingerci ad abbracciare a tutti i costi il Mes quando noi abbiamo ottenuto una manovra espansiva con il Pnrr».

Sta dicendo a Schlein: nel campo largo, o M5S o Italia viva?

«O noi o Renzi».

Renzi non deve far parte dell’alleanza o è sufficiente che a lui non vengano date le chiavi del centro?

«Penso che un’alleanza con Renzi non la si possa sostenere in alcun caso e credo che neanche Schlein debba allearsi. La tattica recente del leader Iv serve a salvare sé stesso e non a far crescere il centrosinistra».

Sono a rischio anche le liste in Umbria e in Emilia-Romagna?

«Se continuiamo a includere Renzi siamo perdenti perché non siamo forti nell’offerta politica. In un’alleanza di centrosinistra ci deve essere spazio per un centro liberale, ma qui siamo davanti a estremisti del centro. Siamo davanti a distruttori di progetti comuni».

Sta dicendo che Renzi è inaffidabile?

«Non lo dico io, lo dicono Carlo Calenda e i suoi principali alleati. E lo dice anche mezzo Pd. Ha fatto più male al suo ex partito di qualsiasi altro componente. Il Pd si è ricostruito contro lui e ora non è possibile parlare di programmi».

Il candidato presidente della Liguria Andrea Orlando, però, fino all’ultimo minuto ha fatto appelli all’unità. In caso di sconfitta vi sentireste in parte responsabili?

«Orlando ha rappresentato, durante una fase, l’anti Renzi e sa che avere il leader Iv può far male alla sinistra. La nostra è una proposta progressista e popolare. La nostra gente si aspetta una proposta che si basa sulla qualità del lavoro, sul welfare inclusivo e universale e sugli investimenti pubblici. Ma anche una legge anticorruzione contro le lobby: Renzi invece rappresenta un modo di fare politica distante anni luce da chi come il M5S ha messo l’etica pubblica al centro del suo impegno».

Addio al campo largo?

«Il lavoro fatto da Romano Prodi è stato un tentativo encomiabile e non includeva gli estremisti del neo liberismo. Penso che la sinistra neo liberista che ha sbagliato di più sia quella interpretata da Renzi».