Spagna ed Irlanda stanno pressando l’Unione Europea affinché sospenda l’accordo commerciale con Israele. E questo per palesi violazioni dei diritti umani. Hanno capito che solo una bancarotta o una sconfitta militare fermeranno i deliri sionisti. Hanno capito il momento storico e che le democrazie cosiddette liberali hanno il dovere di fare tutto il possibile per fermare un genocidio. L’Italia è invece ambigua. Non ha nemmeno sposato l’embargo sulle armi proposto dai francesi e questo mentre i palestinesi bruciano vivi in diretta social. L’Italia ha dato segni di vita solo quando quello squilibrato di Netanyahu si è messo a sparare sul contingente dell’Unifil, della serie conta solo la nostra pellaccia.
Ma anche qui l’Italia si è limitata a scontate frasi fatte. Quando nel 1995 in Bosnia avvenne una situazione simile, intervenne addirittura la Nato bombardando i colpevoli serbi. Ma più che testarda vicinanza ad Israele, l’ambiguità italiana sembra servilismo all’impero americano oggi più che mai dopato di sionismo. Siamo del resto una portaerei americana di stanza nel Mediterraneo e pure farcita di bombe atomiche.
Siamo più devoti a Washington che all’Europa e abbiamo assecondato come barboncini ogni disastro bellico americano degli ultimi decenni. Siamo tra le colonie più servili dell’impero perché interessati più che altro al nostro ombelico. E così facendo abbiamo contribuito al declino americano perché i veri amici non sono i leccapiedi ma quelli che ti dicono la verità in faccia, anche quando è scomoda. La leadership mondiale americana si è rivelata disastrosa. E a furia di guerre futili e maldestre interferenze nei paesi altrui, siamo ai titoli di coda. Del resto la leadership non è un titolo nobiliare ma va conquistata ogni giorno. E una leadership solida si basa sul buon esempio, sui valori e sui risultati
Non certo sulla forza e sulla convenienza. Quello è colonialismo. La complicità nel genocidio a Gaza sancisce poi la fine della presunta superiorità morale degli Stati Uniti spacciati come patria della libertà, della democrazia e dei diritti umani. Cose che non hanno nemmeno a casa loro. Ed è questo un consiglio che gli darebbero dei veri amici. Invece di andare in giro a fare gli spacconi collezionando danni, occupatevi piuttosto di casa vostra dove regnano lobbismo, violenza ed ingiustizia sociale. Toglietevi la trave, poi potrete pensare alle pagliuzze altrui. Ma gli imperi ci mettono del tempo a crollare. E mentre a Gaza si muore carbonizzati in diretta social, un impero americano dopato di sionismo ha messo nel mirino il prossimo efferato nemico. Si tratta in realtà di una vecchia conoscenza, l’Iran.
Paese in cui i servizi segreti americani orchestrarono il colpo di stato del 1953 che portò al potere lo Scià filo occidentale. L’attuale regime dell’Ayatollah è infatti frutto della rivoluzione del 1978 e da allora è nella lista nera. La piaga israeliana sta solo facendo precipitare una situazione potenzialmente devastante.
Dei veri amici direbbero agli americani di fermare l’escalation e di smetterla con le solite fallimentari ricette. Le bombe servono solo ad arricchire chi le produce ed esaltare il fanatico ego di chi le sgancia. La violenza produce solo altra violenza opposta oltre che tanto dolore. Glielo direbbero in faccia, senza nessuna ambiguità. E dei leader veri ascolterebbero. Gli Stati Uniti hanno avuto la loro occasione storica e l’hanno sprecata essenzialmente per colpa dalle logiche capitalistiche che gli scorrono nelle vene. Ce ne faremo una ragione mentre giriamo pagina. La Cina ha messo la freccia da mo’ e sembra fautrice di una nuova era che si preannuncia più saggia. Quanto all’Europa sarebbe ora che si liberi della tossica sudditanza americana e ritorni artefice del suo destino. C’è un mondo intero da liberare da macerie anche morali e da ricostruire. Priorità assoluta rilanciare il cantiere della democrazia e della pace.
Tommaso Merlo



