In totale, però, salgono a 20 i memorandum binazionali sottoscritti dal Governo di Tirana con altrettanti Stati appartenenti all’Unione europea, per il riconoscimento reciproco e il ricongiungimento delle carriere professionali e contributive fra più Paesi per la maturazione automatica del diritto alla pensione senza costi aggiuntivi nei confronti del lavoratore interessato, sia egli di nazionalità albanese ovvero di cittadinanza originaria diversa ma emigrato in Albania per lavoro

La conferma arriva dal Viceministro dell’Economia della Repubblica d’Albania, onorevole Olta Manjani, la quale per conto del Primo Ministro Edi Rama sta seguendo la partita della sicurezza sociale dei cittadini albanesi che hanno svolto la gran parte della propria vita lavorativa oltre confine e necessitano di poterla unificare alle fasi professionali vissute in madrepatria.
“La Repubblica d’Albania ha concluso una ventina di accordi a tutto questo momento, e tredici di essi sono vigenti e fruibili dai nostri Connazionali e anche dai lavoratori originari del Paese contraente – ha dichiarato l’onorevole Manjani nel corso di una più recente intervista – Penso alle intese con Svizzera, Germania e Lussemburgo, mentre altre sono state ratificate dal Parlamento albanese con il Montenegro, la Macedonia e l’Italia in attesa che siano portate a termine le procedure parlamentari che competono a ciascuno di tali Stati. Ulteriori due accordi, inoltre, sono stati conclusi quest’anno con Polonia e Serbia, in vista del medesimo procedimento di ratifica negli ordinamenti”.
Si tratta di una questione epocale di giustizia sociale, gestita per il tramite di una intensa opera di diplomazia previdenziale, nel pieno totale rispetto di un Popolo storicamente emigrante, come aggiunto dall’onorevole Olta Manjani: “Oltre all’importanza della copertura geografica, vogliamo avere accordi con tutti i Paesi, indipendentemente dal numero di cittadini Albanesi che vivono e lavorano lì, fosse anche uno solamente per noi è molto importante che sia coperto dalla previdenza sociale e possa ricongiungere nella stessa sfera giuridico legale una carriera lavorativa e contributiva suddivisa fra Nazioni diverse. Naturalmente, è doveroso precisarlo, gli accordi riguardano i Cittadini tuttora occupati e che in un secondo momento raggiungeranno l’età pensionabile in madrepatria ovvero nel Paese di emigrazione e di residenza. La nostra Repubblica, oltre alla pensione di vecchiaia, offre un regime di tipo universalistico, caratteristica al giorno d’oggi sempre più rara. Pertanto, ciascun cittadino Albanese che vive in Albania e ha versato i contributi sociali, nel momento in cui raggiunge i 70 anni, cioè qualche anno oltre l’età pensionabile, beneficia automaticamente della pensione sociale laddove risiede o dove ha contribuito. Nel caso in cui egli sia emigrato in un altro Paese al momento di maturare il diritto pensionistico, potrà esercitarlo lì dove si trova formulando apposita istanza”.
La semplificazione ordinamentale e burocratica è la stella polare degli accordi bilaterali sottoscritti, che mettono in dialogo le istituzioni previdenziali dell’Albania e della Nazione controparte, abbattendo le barriere comunicative e della distanza fisica.
I benefici, naturalmente, sono molto più estesi, e consentono di valorizzare l’Albania come destinazione lavorativa e professionale prescelta da un numero sempre maggiore di professionisti di origine straniera e che potranno ritirare la propria pensione in Albania: “Ciò che conta è che siano residenti nel territorio del nostro Stato, nel qual caso i benefici ottenuti attraverso il loro lavoro verranno trasferiti sui conti bancari di cui sono intestatari senza costi amministrativi aggiuntivi”.
Uno scenario che interessa sempre più cittadini Italiani giunti nel Paese delle Aquile e titolari di importanti versamenti contributivi effettuati in precedenza nel Belpaese: “Se un lavoratore originario dell’Italia – è l’esempio del Viceministro Manjani – decide che al raggiungimento dell’età pensionabile attiverà qui da noi un conto bancario, verrà effettuato un bonifico dallo Stato italiano a quello albanese, e potrà fruire di tali benefici nello Stato albanese, con gli anni di contribuzione pienamente riconosciuti e con la valuta monetaria calcolata ai sensi del tasso di cambio ufficiale”.
Il Viceministro Manjani ha altresì ribadito che il Governo Rama ha lavorato, in sede di accordi, per includere quei lavoratori che, dopo avere svolto servizio professionale in uno Stato non interessato a intese bilaterali, emigrano in un altro Paese che viceversa lo è.
Infine, ha annunciato in definitiva la rappresentante del Governo Rama, “siamo prossimi ad aprire i colloqui per l’inizio dei negoziati nel campo della sicurezza sociale con Slovenia, Moldavia, Lettonia, Spagna, Grecia, Israele”.



