A suo dire, il punto centrale era e resta l’astensione, che cresce senza fermarsi: “La partecipazione legittima la democrazia, che deve dare spazio e voce a tutti. Ma in questi ultimi anni la democrazia non è diventata più sociale, e lo si nota nelle urne”
. Un problema innanzitutto per i partiti progressisti, spiega Donatella Della Porta, professoressa di Scienza Politica presso la Scuola Normale Superiore di Firenze: “Se vogliono recuperare voti e essere competitivi nelle Politiche, i partiti di centrosinistra devono rivolgersi innanzitutto ai tanti cittadini in difficoltà economica che non vanno più a votare. Devono mobilitare gli astenuti, invece che inseguire e imitare le destre”.
L’analisi di ieri di Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera racconta innanzitutto di una maggioranza e di una premier che tengono a livello di consenso, anche se calano tra le fasce di popolazione con reddito più basso. Che ne pensa?
Partiamo da un dato, ossia che questo governo porta avanti politiche anti-poveri, micidiali sul piano sociale. Basti citare l’assalto al reddito di cittadinanza e al welfare in generale. E in parte sorprende, perché ci si poteva aspettare che attaccasse innanzitutto i diritti delle donne e i temi di genere, cosa che in parte è anche avvenuta.
Però nelle elezioni europee e locali, come nei sondaggi, Giorgia Meloni resta forte. Perché?
Perché può contare sui mezzi di informazione, non solo politici, dove si presenta come una donna del popolo, che rappresenta determinati valori. E poi guida un partito che c’è, che esiste, insomma strutturato.
Forse alla premier giova un dato strutturale, evidenziato da anche da diversi suoi studi, ossia che poveri e precari vanno sempre di meno a votare.
Luca De Carolis



