Per il rotto della cuffia e sancendo un ulteriore vulnus alla Costituzione, il Parlamento ha definitivamente approvato la manovra per il 2025, tre giorni prima della scadenza pena l’esercizio provvisorio e senza che il Senato potesse nemmeno lontanamente e velocemente esaminare i testi, tanto che il relatore, di Fratelli di Italia, si è dimesso denunciando la finzione dell’esame del testo. La nostra Costituzione, però afferma che l’Italia è una Repubblica parlamentare e che il parlamento è costituito da due camere che hanno la stessa titolarità sul processo legislativo.
Peccato non sia più così, il governo Meloni, a botte di decreti e voti di fiducia, ha spostato sull’esecutivo anche il processo legislativo.
Una manovra che fa male al Paese
Sono 22 mesi consecutivi di declino industriale, lo dice l’Istat. La previsione di crescita del governo e sulla base della quale si son scritti i conti del Paese è sbagliata, quella reale è la metà: 0,5% lo attesta sempre Istat e lo conferma Banca di Italia. Aumentano le ore di cassa integrazione e le crisi aziendali. Questa è la realtà mentre Meloni racconta un Paese che non esiste e la manovra non fa nulla per invertire questa tendenza. Il commento di Christian Ferrari, segretario nazionale della Cgil, al voto di Palazzo Madama è netto: “Il Senato della Repubblica ha approvato la fiducia su una manovra di bilancio che non contiene un solo provvedimento in grado di invertire il declino economico del Paese e la crescita anemica del Pil che, secondo le ultime stime dell’Istat, aumenterà nel 2024 della metà rispetto a quanto previsto nel Piano strutturale di bilancio, e di 0,4 punti percentuali in meno nel 2025”.


