Casale Monferrato e amianto. Mini cronaca di una lunga e sofferta battaglia

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L’unità fa la forza e rende possibili le soluzioni
(Parte 2/3)

CASALE MONFERRATO – Da Casale Monferrato già negli anni ‘70 proveniva il 40% di tutta la produzione nazionale di manufatti di amianto, il che sottoponeva i lavoratori ed i cittadini ad elevate concentrazione di quel pericoloso materiale, giacché vi aveva sede lo stabilimento Eternit (tra i più grandi d’Europa), oltre alla direzione della Fibronit (uffici amministrativi).

Fin dal 1970, ma soprattutto dagli anni ’80, qui ed in tutto il Paese lotte sindacali aprirono una nuova fase rivendicativa sulla salvaguardia della salute dei lavoratori. Fu richiesto all’Inps – ma in un primo tempo rifiutato perché non scientificamente accertato – il riconoscimento del mesotelioma, cancro ai polmoni, quale malattia professionale; ma solo nel 1981 venne promossa una causa sindacale, collettiva, che accertò quel rischio in tutti i reparti dell’Eternit, rischio confermato dalla Cassazione.

Nel 1985 iniziò la prima indagine epidemiologica condotta dall’Università di Torino, Epidemiologia dei Tumori, che dimostrò che l’amianto dell’Eternit aveva causato, durante tutto il periodo di attività dell’azienda, la morte di centinaia di dipendenti.

Successivamente le indagini furono estese ai familiari degli operai ed alla popolazione locale, che certificarono il riconoscimento del mesotelioma quale malattia professionale da amianto nel 1986; in quell’anno la Eternit fallì.

Nel 1987 la Camera del Lavoro di Casale si espresse contro la riapertura della fabbrica proposta da parte della SAFE- Eternit France, ed il sindaco emanò un’ordinanza che vietava l’utilizzo dell’amianto nel proprio territorio comunale; ancora nello stesso anno venne presentata la conclusione della prima indagine epidemiologica. Nel 1988 fu costituita l’AFLED (associazione famigliari lavoratori Eternit deceduti).

Nel 1989 si svolse, a Casale Monferrato, un convegno nazionale organizzato dal sindacato CGIL “No all’amianto”, dove si iniziò ad elaborare un disegno di legge per la messa al bando dell’amianto in Italia, che divenne legge nel 1992 (legge n. 257/1992) ponendo fine a “estrazione, importazione, utilizzo e commercializzazione dell’amianto in Italia”.

Nel 1990 si costituì il Comitato Vertenza Amianto con le varie associazioni casalesi del sindacato, Legambiente, WWF, Mutuo Soccorso, Vitas.

Dieci anni dopo l’AFLED cambia denominazione in quella attuale di AFEVA (Associazione Familiari e Vittime Amianto), un riferimento più preciso per un numero sempre più ampio di cittadini, vittime dell’amianto per esposizione ambientale e/o familiare.

Il sito fu riconosciuto come “area critica” con il decreto-legge n. 461 del 1996 per la diffusa presenza di manufatti di amianto, alcuni dei quali in completo stato di degrado. Con la Legge 426/98 l’area degli stabilimenti ex Eternit di Casale Monferrato è stata inserita nel programma nazionale di bonifica, mentre grazie al decreto AFLED del gennaio 2000 è avvenuta la perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale (SIN), comprendente un territorio di circa 48 comuni, 45 dei quali in provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli e uno in provincia di Asti, con una superficie di circa 74.300 ha.

Nell’area del Monferrato le analisi del rapporto epidemiologico “Sentieri” avevano evidenziato un picco di casi di mesotelioma in prossimità dell’ex azienda produttrice di manufatti di cemento-amianto e in aree secondarie dove venivano utilizzati materiali contenenti amianto. Nel periodo più recente (2013-2017), sono stati poi verificati eccessi di mesotelioma maligno della pleura in entrambi i generi e per il tumore polmonare nei maschi.

Anche l’analisi dei ricoveri ospedalieri per queste patologie mostrava un eccesso in entrambi i generi. Infine, si registrarono eccessi di mortalità e ricoveri anche per l’asbestosi, ancora una volta in entrambi i generi.

Le attività di bonifica dello stabilimento Eternit sono iniziate nel 2000 e si sono concluse nel 2006. Questo è finora l’unico intervento di bonifica e demolizione di un vasto insediamento di fabbricazione del cemento-amianto in Italia, nel quale sono stati rimossi 28.500 m3 di materiale contaminato; a Casale Monferrato è attiva anche una discarica pubblica, unica in Italia, per lo smaltimento del cemento-amianto per i 48 comuni che si trovano nell’area.
Dal 2009, inoltre, proseguono le indagini per approfondire la conoscenza del problema del polverino disperso nelle abitazioni e nei tetti privati delle case, in cui la parte più complessa risulta essere la messa in sicurezza e bonifica di tutto l’amianto che negli anni è stato utilizzato in città.

Nel maggio del 2010 il Comune di Casale Monferrato, aderendo alla campagna di Legambiente “Eternit free”, rende nota la possibilità di bonificare i tetti fatti con coperture contenenti amianto con l’installazione di impianti fotovoltaici, semplificando le procedure e i termini economici per i cittadini interessati a questo tipo di intervento; così facendo il Comune ha permesso sia un’ulteriore bonifica del territorio, le cui abitazioni private presentavano una elevata percentuale di materiale contenente amianto, sia la diffusione di impianti di energia alimentati da fonti rinnovabili. Questa scelta ha portato, nel 2022, alla bonifica di 3.021 coperture di immobili.

Oltre alla Regione Piemonte anche il Ministero dell’Ambiente si è impegnato in finanziamenti per l’accordo, rimodulato nel settembre del 2008 e nel febbraio 2009, accordo che prevedeva lo stanziamento da parte del Ministero dell’Ambiente di circa 37 milioni di euro; nel dicembre 2011 con delibera della Giunta Regionale del Piemonte 44-3067 sono stati ridistribuiti ulteriori fondi statali destinati ai siti di interesse nazionale da bonificare, con l’attribuzione di ulteriori 9 milioni a favore di Casale Monferrato.

Negli anni successivi ulteriori somme (una cinquantina di milioni in tutto) sono state deliberate per la rinascita della comunità e la bonifica dei terreni interessati.

Ad oggi, si prevedono ancora molti interventi per una definitiva scomparsa dell’amianto nel Comune di Casale Monferrato e comuni limitrofi, vista la lunga ed elevata diffusione della fibra sul territorio.

Questo impegno globale, di presa di coscienza dei lavoratori, dei cittadini, delle istituzioni e degli Enti coinvolti – oltre che dello Stato centrale – ha contribuito a rendere Casale Monferrato un positivo esempio ed un riferimento importante anche a livello internazionale nella lotta contro l’amianto e per la salvaguardia della salute dei lavoratori, delle popolazioni e dell’ambiente.

Le informazioni per questo articolo sono tratte soprattutto dalla “Cronistoria a cura di: acli.it – agesci.it – arci.it – azionecattolica.it – legambiente.it – libera.it”.

La foto della cartolina dello stabilimento è tratta dal sito del comune di Casale Monferrato.

L’autore si scusa per errori e/o omissioni non voluti a causa della complessità e vastità della materia trattata.

franco cortese

Franco Cortese Notizie in un click