E nelle ultime ore, c’è un video che documenta la sua agonia.
Presa a bastonate. Cosparsa di un liquido che sembra benzina. Minacciata dai suoi aguzzini. Perché colpevole di essere in fuga dall’Etiopia.
La sua famiglia, che non ha nulla, deve pagare 6.000 dollari per salvarla.
Questo accade in Libia, nei lager finanziati proprio dall’Italia.
Centri di detenzione trasformati in fabbriche di torture e morte.
Presidente Meloni, i trafficanti che torturano Naima e la criminalità organizzata prosperano proprio grazie agli accordi Italia-Libia, grazie ai milioni che ogni anno mandiamo per bloccare i migranti “a ogni costo”.
E a ogni costo significa torture. A ogni costo significa stupri. A ogni costo significa omicidi. Altro che “vacanze”, come dicono i più spregiudicati e cinici esponenti politici e commentatori.
Se davvero il governo vuole fermare i trafficanti di esseri umani, se davvero la Presidente del Consiglio ha a cuore la lotta alla criminalità organizzata, c’è un modo semplice per dimostrarlo: smettere di finanziare a suon di milioni e milioni trafficanti e criminali della peggior specie e garantire canali di accesso umanitari, legali e sicuri.
O la vita dei trafficanti è più preziosa di quella di Naima?



