Ddl sicurezza, manifestazioni in tutta Italia per la “fiaccolata contro il buio del regime”

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100mila luci contro il buio del regime’, per “continuare a costruire un fronte popolare di resistenza alle politiche autoritarie del Governo Meloni” e ribadire – come spiegano i cartelli dei manifestanti – che “la disobbedienza civile pacifica non è reato”, “l’attivismo non è un reato” e che il disegno di legge “non porta sicurezza, ma minaccia al diritto di protesta pacifica”. In piazza, tra le bandiere di associazioni e sindacati – e anche una della Palestina – insieme ai rappresentanti e militanti di Amnesty e della Rete ci sono l’Anpi, la Cgil, studenti, associazioni e anche parlamentari di centrosinistra, tra i quali il deputato di Avs, Filiberto Zaratti e la senatrice del Pd, Cecilia D’Elia. Al termine degli interventi che si stanno susseguendo in piazza, l’idea degli organizzatori è quella di dare vita a un breve corteo pacifico di poche centinaia di metri fino al Pantheon.

La piazza di oggi, ha spiegato all’agenzia Dire il portavoce della ‘Rete no ddl – A pieno regime’, Luca Blasi, “è il prosieguo della mobilitazione che è passata per il 16 novembre alla Sapienza, con una grande assemblea, e per il 14 dicembre quando oltre 100.000 persone hanno attraversato piazza del Popolo nella grande manifestazione in opposizione al Governo Meloni. Oggi siamo nelle piazze di tutta Italia in questa manifestazione decisa all’interno della Rete con una forte partecipazione di Amnesty International che arriva insieme a due decisioni importanti, quella del Consiglio d’Europa, che ha fatto un appello ai senatori a non votare questa norma, e quella dei 19 rappresentanti dell’Onu, che ieri hanno detto che questo ddl ha dei profili che attaccano le fondamenta della democrazia”.

L’appuntamento di oggi, ha sottolineato Blasi, “è un passaggio in tante piazze d’Italia che ci porterà fino al 4-5 novembre a Bruxelles dove una carovana della Rete no ddl andrà al Parlamento europeo a portare il ‘caso Italia’, perché l’Italia sta diventando come l’Ungheria”. Al centrosinistra in Parlamento, ha detto ancora il portavoce della Rete, “chiediamo che ci sia l’opposizione più forte possibile, come già ad esempio l’Alleanza Verdi Sinistra ha fatto con oltre mille emendamenti bloccando di fatto il ddl alla discussione in commissione, e dobbiamo continuare così anche nel momento del voto nell’Aula. Speriamo che ci sia una forte opposizione in Parlamento così come una forte opposizione nelle piazze, e noi stiamo lavorando per questo. Ma quello che oggi dobbiamo fare è lanciare un appello anche al presidente della Repubblica perché raccolga il grido che l’Onu e il Consiglio d’Europa stanno lanciando: questo ddl non è una legge come le altre.

È una scelta, è una legge manifesto di una svolta autoritaria pericolosa”.

Come ha ricordato il deputato di Avs, Filiberto Zaratti, “abbiamo tenuto fermo questo provvedimento per molti mesi nella discussione indicando quali erano le criticità e gli elementi di incostituzionalità di questo provvedimento che si inserisce in un disegno autoritario dello Stato. Se noi pensiamo agli ultimi provvedimenti e alle ultime notizie di questi giorni che si collegano al ddl Sicurezza, come il fatto che è stata approvata ieri alla Camera la prima lettura della riforma costituzionale della giustizia, creando una super procura di fatto dipendente dal potere esecutivo, e se pensiamo che si vuole introdurre lo scudo penale per quanto riguarda gli agenti di Polizia, è evidente che questi sono tutti elementi che caratterizzano uno Stato autoritario. Addirittura, dal mio punto di vista la destra italiana vuole sorpassare Orban come punto di riferimento della destra estrema del nostro continente”.

Per Zaratti, perciò, “dobbiamo fare una battaglia importante, una battaglia di popolo che deve essere portata nelle Aule del Parlamento utilizzando tutti gli strumenti regolamentari e allargando ovviamente il fronte, perché dobbiamo coinvolgere in questa nostra battaglia le forze moderate. È una battaglia per la democrazia, in difesa della Costituzione, in difesa della Resistenza: ne va del futuro del nostro Paese. Una battaglia che i nostri colleghi adesso stanno facendo in Senato e sembrerebbe che, grazie anche all’intervento di alcuni appunti fatti dalla Presidenza della Repubblica, il provvedimento tornerà nuovamente alla Camera in seconda lettura. Anche in quella sede noi continueremo la nostra battaglia”.

Quindi, ha chiosato il deputato di Avs, “oggi è in discussione il futuro del nostro Paese e della nostra democrazia: è assolutamente necessario che l’Italia continui a svolgere quel ruolo di democrazia e di solidarietà a livello europeo e internazionale”.

Mirko Gabriele Narducci e Nadia Cozzolino