Arte e diritti umani: una narrazione per immagini che rivela le tappe salienti della civiltà

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Il trittico multimediale Sprich auch du realizzato da Fabio Patronelli, Dario Picciau e da me in occasione della rassegna genovese “Segrete – Tracce di Memoria” ed esposto dal 23 gennaio al 28 febbraio 2025 ha profondamente impressionato gli studenti di cinque licei di Genova che hanno assistito all’inaugurazione.

I giovani hanno posto molte domande riguardo al significato dell’opera in memoria di Paul Celan, ma soprattutto alle motivazioni che spingono alcuni artisti a mettere le proprie idee e la propria creatività al servizio di ideali di civiltà come i diritti umani o la Memoria. Fabio, Dario e io abbiamo dedicato numerosi lavori a questi temi, ponendoli a volte quali simboli di precise azioni civili o umanitarie, come nel caso del Memoriale della Shoah di Fossombrone, delle installazioni Binario 21 e Grüne Rose, delle mostre fotografiche Capelli d’oro e di cenere e Un diverso Olocausto, delle Sfere di Riceci, che sono ormai emblemi della lotta da parte dei cittadini locali contro un progetto tossico e distruttivo di discarica.

Dopo aver esposto alla Fabbrica del Vapore di Milano alcuni dipinti della serie Mediterraneo, in occasione dell’evento “Apolidi, identità non disperse”, il cui tema sono i diritti dei migranti e dei profughi, Fabio Patronelli sarà al centro di un progetto educativo, a Genova, in cui alcune classi di liceo analizzeranno i dipinti della serie La Flor de la Esperanza, a sostegno delle rivendicazioni delle popolazioni indigene dell’Amazzonia ecuadoriana colpite dal disastro naturale e umanitario provocato dalla multinazionale del petrolio Chevron-Texaco. Le opere hanno profondamente impressionato le comunità indigene dell’Ecuador e l’artista, alcuni anni fa, ha incontrato a Genova il celebre avvocato ecuadoriano Pablo Fajardo, che difende le popolazioni colpite dalla tragedia ambientale, cui ha donato un’opera della stessa serie.

Ma torniamo alla questione proposta dagli studenti genovesi: perché si dipinge, si scrive, si fa musica sugli argomenti dei diritti umani, della Memoria, della cultura in pericolo, dell’ambiente minacciato? Perché è una necessità, una responsabilità da cui alcuni artisti non riescono a sottrarsi, a costo di pagarne il prezzo, visto che la difesa dei diritti comporta quasi sempre una reazione ostile da parte di si arricchisce o guadagna potere sopprimendo tali diritti. Non a caso le Nazioni Unite si impegnano per proteggere i Human Rights Defenders, i Difensori dei diritti umani, e hanno adottato a tal fine, nel 1988, l’apposita Dichiarazione sui Difensori dei Diritti Umani.

Ai giovani rispondiamo dunque che l’arte è un aspetto fondamentale del pensiero umano e nell’opera di alcuni autori esprime una forma di consenso o dissenso verso eventi che toccano i diritti e la sicurezza delle persone e dei gruppi sociali. Fin dalle sue origini, l’arte è stata una testimonianza delle aspirazioni umane alla libertà, alla giustizia e alla dignità. Le pitture rupestri che adornano le caverne preistoriche non sono soltanto espressioni estetiche, ma veri e propri manifesti visivi del valore del cibo, della terra e della comunità. Da allora, l’arte ha continuato a evolversi, rispecchiando i desideri, i conflitti e le speranze delle società in cui nasceva.

Nell’antica Grecia, l’arte celebrava la difesa della libertà e il valore della donna nella società, che non era sempre riconosciuto dalle istituzioni, mentre nella Roma repubblicana e imperiale la pace e la concordia trovavano espressione in opere come l’Ara Pacis. Questi ideali erano universali e trovano eco nei reperti delle civiltà di tutto il mondo, dai dipinti murali della dinastia Han in Cina, che rappresentavano le virtù dell’armonia e della giustizia sociale, alle sculture dei Maya, che onoravano la fertilità della terra e il legame con la comunità.

Nel corso del Rinascimento, l’arte divenne un veicolo per rappresentare allegorie morali e ammonimenti. Vittore Carpaccio, con il suo San Martino, raffigurava la compassione verso i più poveri. In quel periodo il focus si ampliò verso la dignità umana, come si ammira nei dipinti di Michelangelo o nel manierismo di El Greco, il cui San Martino esprime in un linguaggio assolutamente innovativo la pietas che dovrebbe essere sempre alla base delle scelte individuali e sociali,