Il dibattito sulla possibile Rinuncia al Ministero petrino (questa la dicitura canonicamente corretta) di Francesco che ha preso piede negli ultimi giorni pone degli interrogativi a cui non possiamo sottrarci.
Prima questione: Bergoglio sta pensando davvero di lasciare, viste le sue condizioni di salute ormai indiscutibilmente precarie? Seconda: c’è un gruppo di pressione in Vaticano che spinge per il «metodo Ratzinger» pur di liberarsi del pontefice argentino? Terza ed ultima: che fine ha fatto la lettera di Rinuncia firmata da Francesco nel 2013? Andiamo con ordine. Che Bergoglio stia pensando seriamente di farsi da parte è una favola che solo chi non conosce l’uomo e il suo pervicace attaccamento alla Missione (e soprattutto allo scettro) può ritenere verosimile.
D’altronde le sue condizioni di salute, per quanto precarie anche dal punto di vista estetico – ormai si muove esclusivamente in sedia a rotelle anche per brevissimi spostamenti – non compromettono l’uso della ragione, essendo il pontefice lucidissimo come sempre. Fu lui stesso, quando ammise pubblicamente che «Benedetto ha aperto comunque una strada», a riesumare un’arguta battuta del cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani, indimenticato Vicario di Roma negli anni ’30 e ‘40, anch’egli costretto sulla carrozzina verso il crepuscolo: «Non si governa con le gambe, ma con la testa».
Perciò no, che Bergoglio stia attualmente pensando ad un passo indietro è pura fantascienza. La seconda questione è invece più delicata, perché gli stessi che avevano diffuso le veline listate a lutto hanno effettivamente ricalibrato il tiro, sollevando subdolamente un tema degno di riflessione: la Chiesa ha attualmente il suo capo visibile?


