Il Banchiere scrittore è intervenuto a una recente puntata di Agorà, programma di approfondimento socio-politico in onda ogni mattina su RaiTre, condotto in studio da Roberto Inciocchi
In un anno, dieci milioni di cittadini residenti in Italia possono trovarsi nella necessità di contrarre, rinegoziare o rinnovare un debito – presso enti sia bancari che non bancari – per le necessità più disparate e per importi unitari che da mille euro possono salire fino a 35.000: per l’acquisto o l’arredamento di una casa, per una spesa medica imprevista, o più banalmente perché l’inflazione e quindi il livello generale dei prezzi è salito eccessivamente rispetto a redditi stagnanti e al potere d’acquisto insufficiente.

Se ne è avuta una prova con il rincaro verticale delle tariffe energetiche, che ha obbligato un numero maggiore di nuclei familiari a intaccare i propri risparmi, giacenti sui conti bancari, ovvero a richiedere un linea di prestito al consumo presso il settore creditizio tradizionale ovvero presso il segmento delle cosiddette società finanziarie non bancarie le cui condizioni economiche e contrattuali – come è stato ricordato dallo stesso professor Ghisolfi – sono talvolta più onerose proprio perché compensative delle minori garanzie reali che questi enti concedenti richiedono ai propri debitori.
Il tema centrale resta quello delle politiche dei redditi che in Italia non hanno consentito una crescita del potere d’acquisto del salario reale idonea ad assorbire gli shock sui prezzi verificatisi in particolare a seguito degli shock pandemici ed energetici verificatisi dal 2021 in poi e che hanno obbligato il Governo Meloni a reiterare un intervento emergenziale contro l’emergenza nazionale del “caro bollette’ (non di rado una delle voci alla base dell’indebitamento). Malgrado ciò, per quanto riguarda la voce dello stock del debito privato, l’Italia presenta dei livelli di esposizione più bassi della media di quelli esistenti in altri Paesi soprattutto nordici e anglosassoni, mentre il fenomeno delle sofferenze rimane circoscritto e ridimensionato nel corso dei cicli economici normali e meno critici.

Sempre più spesso, quale ulteriore riflesso della crisi di liquidità e del conseguente senso di inquietudine che attanaglia complessive categorie sociali e aziendali, si sta assistendo in Italia al fenomeno che in termini gergali è detto dei “fuffa guru”, ossia di auto-dichiarati santoni del marketing, soprattutto on-line, che simulano o promettono altissimi rendimenti in pochissimo tempo: qui diventa fondamentale il ruolo dell’educazione finanziaria, da veicolare anzitutto nelle scuole in ragione degli elevati consumi tecnologici delle giovani generazioni più soggette al rischio di imbattersi in simili situazioni estreme.



