a cura di Chiara Gatti ed Elisabetta Masala con un testo critico di Davide Ferri
inaugurazione: venerdì 21 marzo ore 19
In principio era la luce. Ma anche l’acqua e il fuoco, la cera e il piombo levigati dal tempo e dagli eventi atmosferici. Nell’opera dell’artista napoletano (classe 1953), l’energia arcaica degli elementi dialoga con iconografie classiche, con i temi del sacro e dell’invisibile.
Per il MAN di Nuoro, Gregorio Botta studia un progetto inedito che, partendo dalla sua ricerca sull’equilibrio e sul silenzio, distilla nello spazio presenze astratte, giochi di riflessi e trasparenze nella materia, geometrie pure e gocce di pioggia, rivoli d’acqua e pentagrammi punteggiati di forme minimali.
Il titolo della mostra “Il silenzio è così accurato”, ispirato a una frase di Mark Rothko, abbraccia un percorso in cui la precisione del disegno tratteggia orizzonti prossimi, scandisce il tempo nei circuiti e negli ingranaggi di piccole macchine celibi, come le avrebbe definite Duchamp; macchine assurde, prive di una funzionalità specifica, ma poetiche nel loro orchestrare movimenti nel vuoto, produrre suoni, vapori o grafie libere nello spazio.
Il ferro e il vetro, l’alabastro e i fiori secchi, combinati fra loro producono paesaggi intimi, architetture da camera, riferimenti a iconografie quotidiane, oggetti, simboli, allegorie di una esistenza cucita sulla carta cerata, che si consuma, si logora e trasfigura nell’attesa. Epifanie e sparizioni, segreti e rivelazioni impercettibili tradiscono la vocazione di Botta per «un’arte del togliere, del poco, del meno, sperando di arrivare a un’arte del niente. Un’arte che sparisca e lasci solo, come una vibrazione, come un motore segreto, l’azione per la quale è nata».
L’impronta è traccia di un retaggio nella serie Pompei. Il peso del fumo è sopravvivenza della materia nell’opera che dona il titolo alla mostra.
E poi la cera fusa in forme archetipiche evoca geometrie morandiane su un piano di cristallo che si distende all’infinito nel ciclo degli Orizzonti, dove il tema eterno della soglia porta con sé la lunga letteratura del limite fra visibile e invisibile, fra contingenza e immateriale.
Biografia
Gregorio Botta nasce a Napoli il 18 aprile 1953. Nel 1980 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove segue i corsi di Toti Scialoja, diplomandosi nel 1984.
Dopo gli esordi, scanditi dalla partecipazione ad alcune rassegne alla Galleria Rondanini e dalle prime personali alla Galleria Il Segno, entrambe a Roma, si impone all’attenzione della critica in occasione di importanti appuntamenti espositivi, tra cui Trasparenze dell’arte italiana sulla via della seta a cura di Achille Bonito Oliva, allestita a Pechino nel 1993, la XII Quadriennale e la Biennale dei Parchi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, tenutesi rispettivamente nel 1996 e nel 1998, nonché la personale, anch’essa nel 1998, presentata da Ludovico Pratesi all’Istituto Italiano di Cultura a Colonia.



