Caso Ramy, il perito conferma: “Inseguimento corretto degli agenti”. FdI: “Il Pd chieda scusa”

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Quando si sbaglia, sarebbe opportuno fare un passo indietro, ammettere l’errore. Anche soltanto per mostrare maturità, per dimostrare di non sputare sentenze soltanto per opportunismo.

Per ora, però, quelle scuse tardano ad arrivare. Scuse dovute soprattutto nei confronti degli agenti, colpevolizzati e gettati in pasto all’opinione pubblica soltanto per aver svolto il proprio mestiere.

Il riferimento è al caso Ramy, il ragazzo egiziano neppure ventenne tragicamente morto in uno scontro con un semaforo dopo un lungo inseguimento dei carabinieri. Lui era il passeggero dello scooter, guidato da un amico che è riuscito a salvarsi.

I due fuggivano da un posto di blocco: da lì è partito il tragico inseguimento per le strade di Milano e, dopo circa venti minuti di corse, l’incidente.

Per mesi, le voci di chi chiedeva prudenza sull’accaduto prima di parlare di responsabilità, provenienti da destra, sono state coperte da chi invece prediligeva la via dei giudizi affrettati.

La solita propaganda sul corpo degli agenti, che svolgeva solo la loro mansione. È stato confermato ieri: “L’operato del conducente dell’autovettura Giulietta nell’ambito dell’inseguimento, risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle Forze dell’Ordine”, si legge nella consulenza tecnica cinematica disposta dalla Procura di Milano, che stava indagando sui fatto.

Il vero motivo dell’incidente è in realtà un altro: “È possibile sostenere che le cause del grave sinistro mortale vadano ascritte al comportamento del conducente del motoveicolo Yamaha, Bouzidi Fares, per la sua condotta sconsiderata e pericolosa”.

Dopo l’accaduto, però, seguirono settimane di discussioni nei salotti tv. L’assurda tesi proposta partiva da una condotta scorretta da parte dei carabinieri fino ad arrivare alle classiche accuse di razzismo. Dimenticando però la causa che aveva scatenato l’inseguimento, ovvero il mancato arresto all’alt dei carabinieri, e ignorando le immagini successive, quelle dello scontro, in cui si vedeva lo scooter scivolare prima del tragico impatto, senza speronamento dei carabinieri. E il perito l’ha confermato.

La solidarietà di FdI ai carabinieri

Fratelli d’Italia chiede le scuse di Pd e del sindaco Sala, subito pronti a puntare il dito contro gli agenti: “La consulenza cinematica disposta dalla procura di Milano sul caso Ramy – ha dichiarato Sara Kelany, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito – dimostra che il carabiniere alla guida svolse l’inseguimento in maniera corretta e che la responsabilità dell’incidente in cui è morto il ragazzo egiziano sarebbe del conducente dello scooter che stava sfuggendo ai controlli.

Alla luce di queste evidenze, chi in questi mesi ha messo in atto un vero e proprio processo sommario contro le forze dell’ordine intervenute in un momento così concitato dovrebbe quantomeno scusarsi.

La tragica morte di Ramy ci addolora ed è inaccettabile che venga strumentalizzata per attaccare chi veste la divisa e mettere a ferro e fuoco interi quartieri.

Solidarietà a chi difende quotidianamente la sicurezza e la libertà dei cittadini”. Forti anche le parole di Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Come avevamo già detto, l’unico responsabile della tragica vicenda che ha coinvolto Ramy è chi guidava lo scooter e ha scelto di non fermarsi al posto di blocco.

È inaccettabile che i nostri agenti siano stati accusati di razzismo dalla sinistra e dai suoi centri sociali, anzi dobbiamo ringraziare le donne e gli uomini in divisa che ogni giorno rischiano la vita per difendere gli italiani. Attendiamo le scuse all’Arma e a tutte le Forze dell’ordine da parte di chi li aveva accusati ingiustamente”.

FONTE: lavocedelpatriota.it