L’appendice della piazza romana è – almeno per parte del Pd e non solo – l’Europa Experience David Sassoli, area eventi non lontana dal ritrovo organizzato da Michele Serra.
Qui si riuniscono, qualche ora prima, i sostenitori dell’appello lanciato dall’europarlamentare dem Pina Picierno “Per un’Europa libera e forte”. Il senso politico è chiaro: nel giorno di una piazza con piattaforma piuttosto vaga, meglio riconoscersi in qualcosa di più preciso (nel manifesto, per dire, c’è l’ok al riarmo).
L’appello è stato firmato da parlamentari dem come Piero Fassino e Filippo Sensi, dal radicale Benedetto Della Vedova, dal renziano Sandro Gozi, da docenti come Sofia Ventura e Vittorio Emanuele Parsi. Gli interventi hanno un filo conduttore: l’Europa deve spendere di più per difendersi e deve continuare a sostenere l’Ucraina. Lo dice Calenda, senza ipocrisia: “Sono in totale disaccordo con chi dice che il ReArm Europe dovrebbe cambiare nome. Noi dobbiamo riarmarci”.
Idem Giorgio Gori: “Non posso escludere che il riarmo sia in parziale detrimento di altre risorse. Voi siete sicuri che non dovremo rinunciare a un po’ di burro per le armi? Io no, ma è difficile farlo capire. Serve un’azione pedagogica”. Altro pallino è la lotta ai populismi e alle fake news (o presunte tali). Calenda ce l’ha coi “pacifinti”, Goffredo Buccini si danna l’anima per i “sondaggi sconfortanti” contrari al riarmo. Il fantasma del Fatto vaga in sala. Parsi se la prende con Marco Travaglio: “C’è un piccolo giornalista che crede di essere l’erede di Scalfari (cosa peraltro mai detta, ndr), ma al massimo è l’erede di Pecorelli, che ripete la falsità che tre anni fa a Istanbul si sarebbe potuto firmare la pace”
. A rovinare la festa, involontariamente, ci pensa Guy Verhofstadt, ex premier belga con vari incarichi Ue: “Spendiamo già quasi il triplo della Russia per la Difesa, il problema è che non abbiamo una difesa comune e che abbiamo 130 sistema d’armi differenti”. Già.



