Napoli, racket della camorra sui fuochi d’artificio: 6 arresti

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Passavano davanti alle bancarelle dei venditori ambulanti di fuochi d’artificio, a bordo di scooter, armi in mano. E’ così che, a Napoli, nel quartiere occidentale di Fuorigrotta, scattavano le intimidazioni della camorra per poi esigere il pagamento di somme di denaro.

I carabinieri della compagnia di Bagnoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea a carico di sei uomini affiliati al clan Troncone. Somme tra i 100 e 150 euro, a volte anche di più, richieste agli ambulanti. Quasi tutti pagavano.

Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati di concorso in estorsioni aggravate dal metodo mafioso, commesse ai danni di venditori ambulanti di fuochi d’artificio.

Sullo sfondo anche la lotta per il controllo delle estorsioni con il gruppo criminale emergente, composto prevalentemente da giovani, degli Scodellaro.

Tra gli arrestati figura anche Alfredo Graziano, 41anni, considerato il reggente di quel che resta del clan Troncone di Fuorigrotta. Sei le persone arrestate oggi dai carabinieri di Bagnoli nell’ambito del blitz scattato all’alba.

Graziano, sposato con una donna appartenente a quella famiglia malavitosa, ormai quasi del tutto falcidiata da arresti e inchieste, dopo l’arresto del boss Vitale Troncone e di suo figlio Giuseppe, secondo gli investigatori, era diventato un punto di riferimento dell’organizzazione camorristica. Anche lui, viene indicato dalle vittime tra coloro che in sella a degli scooter percorrevano via Leopardi per chiedere agli ambulanti la tangente per avere messo in strada le cosiddette bancarelle su cui si espongono i botti da vendere per Capodanno.