Macron e Starmer, i re spodestati con la nostalgia della grandeur

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Li guardi, Macron e Starmer, stringer mani alla combriccola che hanno messo in piedi, una claque di annoiati, di renitenti, di facce che non vedono l’ora di fare la foto di gruppo per poi filarsela a occuparsi di cose serie a casa propria, dazi inflazione eccetera…

Eppure sono proprio questi trenta stralunati che i Due vorrebbero ammutinare contro il monopolio tirannico dei Grandi, Trump, Putin, Xi, designando la perfida triade alle collere di una ciurma disposta agli ordini della nuova Entente cordiale: lasciate fare a noialtri e domani sarà tutto finito, invasioni, prepotenze, dazi e comanderà di nuovo l’Europa! Sarebbe una buona causa se sotto la retorica della patria comune non covassero i loro acerbi ed egoistici rancori, progetti di rapido arricchimento, vanità smisurate. A sentirli, il cessate il fuoco è una maledizione, la guerra generale è alle porte, la Legione e i commandos di sua maestà già dovrebbero squadronare sul Dnipro per metter subito la museruola agli arruffoni di Mosca.

Ti rendi conto continuamente dell’interminabile ripetizione della fatiscenza franco-britannica, della enorme pressione dell’impotenza travestita da politica che scorre, si ramifica e si estende come l’acqua alluvionale. Voglion fare il verso a Churchill e a De Gaulle ma somigliano a Stenterello e Pulcinella. Assistiamo alla pericolosa recita di due dottrinari senza mezzi abituati a modificare e tradire le proprie dottrine secondo l’opportunità: predicano il laborismo e vogliono esportare i migranti in Katanga, tagliano il sussidio per il riscaldamento agli ottuagenari poveri per fabbricar cannoni, trambustano contro il tiranno di Mosca e poi usano come manutengoli ignobili mascalzoni per puntellare l’ex impero.

Più le loro teorie velleitarie sono scassinate dai fatti più si applicano a restaurarle con la chimerica propaganda delle parole. Son velleità pericolose quando si maneggiano armi e riarmi. A metter insieme un esercito che funzioni non per le parate e le manovre ma per la guerra ci vogliono lustri ma loro eccitano passioni turbolente come se una guerra fosse affare prossimo e di facile soluzione.

Queste immagini di gruppo (c’è perfino Erdogan, il tema dei suoi più recenti imprigionamenti immagino non sia all’ordine del giorno dei Volenterosi…) rimandano al rumore di una folla che chiacchiera per far passare il tempo, quelle riunioni di esponenti della stessa professione in qualche albergo di lusso, dentisti o imprenditori di lavori pubblici. Tra cravatte grisaglie e tailleurini l’unico che sembra aver qualcosa di terribile da affrontare, haimè!, è lui Zelensky. Lo invitano, si presenta, sa che non sono questi affettati chiacchieroni a decidere niente di risolutivo, la lor unica forza è e sarà il libretto di assegni, può ripetere davanti a loro quello che purtroppo con Trump non può dire, che l’Ucraina ha diritto a non concedere nulla.

Domenico Quirico