“Alba”: 93 quintali di leggerezza tra spazi d’arte e di positiva cultura

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More than kids – Valerio Berruti

ALBA – “More than kids” (più che bambini) è la mostra che ad Alba, alla Fondazione Ferrero, propone una visione diversa dell’umanità, attraverso il silenzioso ma non muto comunicare dei bambini. L’autore Valerio Berruti con una decina di installazioni e due sale di proiezioni/documentazioni – oltre alla grande bimba, Alba, opera monumentale in acciaio inox bronzato alta oltre 12 metri e pesante 93 quintali posata in piazza Michele Ferrero e donata dai familiari alla città – espone una visione infinitamente personale che diventa infinitamente universale e patrimonio di tutti.

Si tratta di un “dialogo” tra passato e futuro, tra noi e loro, i bimbi, che si concretizza attraverso lo sguardo e che fa rivivere a ciascuno il proprio vissuto.

Nel suo stile misurato di un moderno classicismo intriso di una vena naturalistica in omaggio alla sua terra (Verduno, Alba, le Langhe, il Piemonte…) Berruti osserva, riflette e traduce per noi il mondo dei bimbi e dei fanciulli provocando e stimolando l’osservatore che finisce per riconoscersi in parte in quelle realtà.

Attraverso altre riflessioni che nascono da quei volti che non sorridono mai – ma guardano spesso verso l’alto, il sole, gli alberi… – si viene coinvolti oltre la visione estetica nella ricerca della “retta via” umana e sociale con una nuova consapevolezza.

Il senso di solitudine e di abbandono, di incertezza e quasi di angoscia per il futuro che li attende, sono identificabili – oltre che nelle installazioni – nelle dieci video-animazioni (2005-2023) ottenute con migliaia di disegni e proiettate in due sale (n. 2 e 12); questo negativo senso perde però forza quando è alimentato dalla speranza (il coniglietto rosso di pezza ritrovato tra le macerie…) e dall’energia della luce del sole e della natura, verso cui molto spesso lo sguardo di quei bimbi è rivolto (installazioni More than a child, Insight ed altre), forze naturali – a cui necessariamente dovranno aggiungersi quelle della nuova consapevolezza degli adulti – per aiutare a costruire il loro (ed il nostro) domani migliore.

In quelle visioni quasi sempre aggiungiamo qualcosa di noi, di personale, per cui ogni opera è unica ed ogni opera è di tutti non solo mia/tua/nostra.

Viviamo così un’arte contemporanea che piace, spesso fuori dai musei e dalle gallerie e dai luoghi ad essa deputati, che si pone tra la gente; arte che riesce a parlare non solo con me che l’amo, la studio o la seguo, ma anche, come dice Berruti, “con mia madre” e, perché no, con mia nonna, che ne sono lontane ed in cui suscita e lascia qualcosa.

Nel primo secolo del terzo millennio percorso da rivoluzioni e profondi cambiamenti, l’arte, soprattutto questo tipo di arte, può allora assumere un nuovo ruolo storico e sociale che ripone al centro l’essere umano attraverso – come in questo caso – la raffigurazione di bambini e fanciulli i cui bisogni e storie si intrecciano, da sempre, con quelli degli adulti.

Con l’utilizzo di materiali poveri (juta, carta, cartoni, carta di riso…) e comuni (cemento, vetroresina, acciaio, ferro, alluminio…) Berruti individua un ruolo purificatore nell’arte, quqle strumento di metamorfosi esistenziale. In questo suo linguaggio affluiscono energia ed armonico equilibrio (non solo dai materiali!) e le sue creature assumono un ruolo nuovo, fresco, che si fa poesia indicandoci il futuro in una terra che speriamo sopravviverà alle catastrofi indotte dall’uomo.

Trasparenza e semplicità sono gli altri elementi per raccontare il suo mondo che è pure il nostro, che è il mio ma anche di tutti. Trasparenza da bellezza sospesa con leggerezza tra terra e cielo nella quotidianità come è la statua, Alba, installazione al centro città. Una purezza espressiva lieve ma intensa, provocatoria, che diventa dirompente quando arriva all’osservatore con le sue contraddizioni.

Le bambine Alba e Aurora, e gli altri della mostra, assumono un significato più grande, universale, indicando all’umanità le “tre b”: la bellezza, i buoni sentimenti ed i bisogni primari di noi e della natura-ambiente.

Tra le video-animazioni (arricchite da preziose colonne sonore di grandi musicisti contemporanei) ve ne sono alcune che fanno molto riflettere – se si scopre e conosce la loro storia – come “La giostra di Nina”, “Out of your own” (fuori da te) e “Cercare silenzio”; la prima è la storia di una ragazzina che lavora alle giostre e di un ragazzo problematico dall’animo infantile, nella seconda, ancora più interessante, un bimbo grazie al sole scopre la propria ombra che in un primo tempo lo spaventa ma che poi impara a conoscere e non ne ha più paura, mentre nella terza un bimbo (ucraino?) scava tra le macerie alla ricerca del suo prezioso coniglietto di pezza.

Competenze tecniche e risultati poetici per un artista completo.
I circa 1800 visitatori che a questi giorni pre-pasquali hanno già visitato l’esposizione comprovano la bontà della proposta.

Per questa bella visita di arricchimento diciamo grazie a Valerio Berruti (93 quintali di… leggerezza); altri importanti grazie: alla Fondazione Ferrero che continua a donarci gratuitamente “spazi di positiva cultura”, ai due preparatissimi curatori Nicolas Ballario e Arturo Galansino, al personale volontario della Fondazione, accogliente e gentile… e, perché no, anche all’osteria dell’Arco per l’ottimo rapporto qualità prezzo.
In una giornata in cui pure le condizioni climatiche sono state tolleranti e clementi in questo angolo di Piemonte.

Ingresso gratuito; mercoledì, giovedì e venerdì 15/19, sabato domenica e festivi 10/19. Fino al 4 luglio. Strada di Mezzo, 44, Alba – 0173/295259.

Nella foto di proprietà dell’autore: la grande installazione nel giardino della Fondazione, “Alba” in piazza Ferrero e “There parts of me”.

franco cortese
Franco Cortese Notizie in un click