Nel risiko bancario c’è grande fermento. Archiviata l’assemblea di Mps, con il via libera all’aumento di capitale per la scalata a Mediobanca, ecco che sulla scena torna l’offerta di Unicredit per conquistare Banco Bpm. La banca guidata da Andrea Orcel incassa dal governo il via libera condizionato all’operazione
Il consiglio dei Ministri ha deliberato di esercitare, a “tutela di interessi strategici per la sicurezza nazionale, i poteri speciali nella forma dell’imposizione di specifiche prescrizioni”, spiega una nota di Palazzo Chigi. La delegazione di Forza Italia, secondo fonti del partito azzurro, ha fatto mettere a “verbale le grosse riserve sulla base giuridica della Golden power per l’ops di UniCredit su Bpm”.
I vincoli posti da Palazzo Chigi, a quanto filtra, riguarderebbero le sedi e l’ipotesi di una eventuale cessione di sportelli. Mentre sarebbero più sfumate le possibilità di un intervento anche sul personale e sugli equilibri della governance. Altro tema centrale, secondo indiscrezioni, sarebbe quello relativo alla presenza di Unicredit in Russia. In realtà la banca, da quando è iniziata la guerra con le relative sanzioni a Mosca, avrebbe già ridotto di molto le attività ma non sarebbe completamente uscita facendo anche ricorso alla Corte di Giustizia contro le sollecitazioni della Bce. Ora però potrebbe esserci la richiesta di accelerare l’uscita dal Paese.
A inizio aprile la Consob ha approvato il documento di offerta relativo all’Ops di Unicredit su Banco Bpm, il periodo di adesione è stato fissato dal 28 aprile al 23 giugno. Il Cda di Bpm, il giorno dopo il lancio dell’Ops, ha fatto sapere che l’offerta di Unicredit “non riflette in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti



