Il conflitto interiore quando ci si dibatte in un grosso dilemma in cui bisogna decidere cosa fare, come comportarsi, è per tutti psicologicamente molto lacerante: le scelte più diverse e spesso “costose”, non solo economicamente, nascono e corrodono la mente fino all’inverosimile e senza che si giunga a risultati definitivi o vincenti
Se in questi momenti di conflitto giungono poi le pressioni, non sempre disinteressate, corrette e gradite, delle persone intorno a noi, allora l’inferno è assicurato con notti insonni, comportamenti poco usuali, rifugio nell’alcool…
Georges Simenon con questo romanzo – da cui sono stati tratti due film, nel 1961 e nel 2024 – dimostra le sue grandi capacità narrative e di ricerca interiore, ma soprattutto di saper descrivere e ben focalizzare tutte le più intime e piccole emozioni di quei tristi e pericolosi momenti; pericolosi perché non si sa dove possono portare, come possono farci comportare in ultima analisi.
Il caos emotivo interiore quando è così complesso ben pochi possono comprenderlo – se non lo si vive e lo si prova in prima persona – ed ancor meno sono coloro che rendono visibile, palpabile, in un romanzo, in un racconto, in un film, tutto questo.
Il grande scrittore Simenon e due registi ci hanno provato con “La morte di Belle”, diciottenne strangolata nel suo letto da ignoti, ospite, per proseguire gli studi, di una famiglia borghese: lui, Spencer Ashby, professore, lei, Christine, amica della caratterialmente complessa e difficile mamma, Lorraine, della giovane.
I tre autori hanno provato a diradare questo tipo di guazzabuglio, ma con risultati diversi; i finali delle tre opere infatti non coincidono – tanto è difficile uscire bene da quel travaglio – ed ogni volta, addirittura, non è semplice capire quale è il risultato. Qui sta la grandezza dello scrittore!
Quella fatidica sera il professore è solo nella sua villetta di campagna, mentre la moglie è dalle sue amiche per una partita di bridge; a tarda sera la ragazza – apparentemente rientrata dal cinema dove dice di essere stata – si ritira e dall’alto delle scale prima di entrare in camera sua augura la buona notte ad Ashby rintanato del suo laboratorio/cantina dove per hobby lavora il legno al tornio.
La mattina dopo Belle viene trovata soffocata e violentata.
Inizia così il travaglio del professore, mentre la gente della piccola comunità, man mano che i giorni passano ed il colpevole di quell’atroce delitto non si trova, guarda, prima sempre più con sospetto e poi con aperta ostilità, l’uomo, che dovrà subire l’allontanamento dalla scuola, cartoline minacciose, telefonate anonime e persino scritte ingiuriose sul muro di casa.
Su di lui si riversano anche atti inquisitori da parte del procuratore suo amico, con continui interrogatori che riportano alla mente di Ashby i turbamenti per un episodio a sfondo sessuale avvenuto quando era ragazzo; ricordi che si attorcigliano su loro stessi e poi si intrecciano col presente trivellando senza pace la sua coscienza, in un primo tempo tranquilla, che poi dubita, s’indebolisce e quindi crolla e cede in quell’equivoco finale che pone al lettore riflessioni e problemi più che fornire spiegazioni.
Fuori è inverno pieno, con la neve alta in cui si sprofonda e fa desiderare il caldo tepore del caminetto. Pure, il normale silenzio delle nevicate viene esaltato dal silenzio interiore di lui, seppure innocente, e dalle parole dette e non dette della moglie, del preside, degli amici…
Neppure lo stare in casa a questo punto è un sollievo, ma Ashby non demorde ed affronta l’incubo in cui si ritrova quasi con serenità e con calma fino… al comportamento finale.
Il sospetto è un acido sociale che corrode da dentro l’umanità più di tanti prodotti chimici il metallo; è inutile sperare che col tempo – come ha forse creduto il protagonista – le cose si rimettano al loro giusto posto; il tempo purtroppo rende quel processo sempre più irreversibile e non è dato sapere con quale risultati.
Come in primis Simenon ed i due registi hanno cercato di spiegare!
Franco Cortese Notizie in un click




