La replica: non tiene conto delle misure attuali. La Commissione irlandese per la protezione dei dati (Dpc) annuncia una multa di 530 milioni di euro a TikTok, accusata di aver inviato illegalmente i dati degli utenti europei in Cina
L’accusa dell’autorità è di aver trasferito illecitamente i dati degli utenti europei in Cina, aumentando per altro le tensioni e lo scetticismo (soprattutto dei legislatori occidentali) nei confronti di Bytedance, l’azienda di Pechino proprietaria del social network.
L’importo della multa è superiore alle indiscrezioni che erano trapelate a inizio mese ed è la terza sanzione più alta di sempre, dopo quelle ad Amazon (746 milioni) e Meta-Facebook (1,2 miliardi).
Cosa contesta l’autorità irlandese per la privacy
La commissione irlandese per la protezione dei dati, la principale autorità di regolamentazione dell’azienda in Europa, contestata la violazione dell’articolo 44 del Gdpr che esplicitamente vieta il trasferimento dei dati personali dei cittadini europei fuori dall’Ue.
Non è la prima volta che TikTok viene indagata per problemi legati alla privacy in Europa. Già nel 2023 aveva ricevuto una multa da 345 milioni di euro per violazioni riguardanti la protezione dei minori.
La replica di TIKTOK
La risposta di TikTok alla decisione della Irish Data Protection Commission sul trasferimento di dati non si è fatta attendere e sottolinea che Irlanda, secondo il social, “non tiene conto di misure attuali”.
Secondo TikTok la Dpc ha “omesso in modo sostanziale di considerare le ampie misure di tutela implementate nell’ambito del Progetto Clover, siamo delusi per essere stati gli unici destinatari del provvedimento nonostante operiamo rispettando lo stesso meccanismo legale utilizzato da migliaia di altre aziende che offrono servizi in Europa. Come molte imprese che operano a livello globale, TikTok ha utilizzato il quadro giuridico dell’UE, in particolare le Clausole Contrattuali Tipo (SCC), per concedere un accesso rigorosamente controllato e limitato ai dipendenti situati in Paesi privi di accordi di adeguatezza”.


