Potere e grammatica

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Poche cose sono emblematiche dei tempi come la lettera di biasimo della ministra americana dell’Istruzione, Linda McMahon, al presidente di Harvard, Alan Garber. Per usare un eufemismo, la lettera è scritta male. Piena di errori, di inciampi sintattici, di imprecisioni. Circostanza che non può stupire, perché McMahon occupa quel posto senza averne alcun titolo: è una ricca impresaria del wrestling, che non è esattamente una branca della cultura.

Per dirla come va detta, McMahon è stata nominata ministro dell’Istruzione da Donald Trump per puro sfregio: per dimostrare ai “professoroni” e agli intellettuali, tutti comunisti per definizione, che chiunque può rimetterli in riga, meglio se questo chiunque è di bassa cultura: l’umiliazione sarà maggiore.

Così funziona il populismo di destra, costruito sul rancore e sul complesso di inferiorità contro le élite (Harvard e Columbia lo sono quasi per statuto) di ogni ordine e grado. Tranne, ovviamente, le élite economiche, che stanno alla destra come il fantino sta al suo cavallo.

Capita così che ogni sorta di demerito, o di pigrizia, o di scelta al ribasso (per esempio: scegliere di non studiare anche avendone i mezzi economici) possa essere riciclato in vittimismo, come se dedicarsi alla lotta tra omoni pettoruti piuttosto che a Ovidio, come è del tutto lecito fare, fosse il frutto della discriminazione dei professori di latino nei confronti degli appassionati del wrestling.

Questa truffa ideologica si è rivelata, fin qui, molto efficace in termini di voti; ma ha un limite oggettivo. Se metti un mediocre a comandare, prima o poi si fa scoprire.

Una ministra dell’Istruzione poco istruita non passa inosservata, e forse non solo i professori di Harvard, anche qualche wrestler, si sta domandando se McMahon occupa quel posto per merito, o per oltraggio.

Michele Serra