Il collasso degli ospedali: in sei reparti su dieci non ci sono posti liberi

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Letti occupati ben oltre la capienza tanto che la metà dei reparti è in overbooking, personale allo stremo e pazienti sempre più fragili, spesso costretti a restare in corsia per giorni solo perché il territorio non riesce a prendersene cura

. È la fotografia che emerge dalla nuova indagine Fadoi (Federazione dei medici internisti ospedalieri), condotta su 216 reparti di medicina interna in tutta Italia, quelli dove viene assistito il 40% dei ricoverati, sovente anziani con più patologie.

In oltre la metà dei reparti (58%) si supera regolarmente il 100% di occupazione dei posti letto. Non è raro che i pazienti vengano assistiti su una barella in corridoio, con un separé a garantire una parvenza di privacy. Non va meglio sul fronte del personale: l’85,6% delle unità operative denuncia carenze croniche di medici e infermieri.

Un quadro che diventa ancora più preoccupante se si considera che in questi reparti transitano quasi la metà dei ricoverati ospedalieri, in gran parte anziani, cronici, fragili, con bisogni assistenziali complessi.

Eppure, circa un terzo dei ricoveri potrebbe essere evitato con una presa in carico territoriale più efficace. Un dato che pesa, se si considera che i reparti continuano a reggere sulle spalle di operatori sempre più in affanno e con strumenti limitati. Per il 32,8% dei reparti, tra il 10 e il 20% dei posti letto sarebbero liberi con un territorio più reattivo; per il 37% si sale al 21-30%, mentre quasi il 19% stima di poter evitare addirittura tra il 31 e il 40% dei ricoveri.

A mancare è tutto l’ecosistema dell’assistenza di prossimità: cure domiciliari, Rsa, reparti di post-acuzie. Ma anche i medici di famiglia, sempre più soli e sovraccarichi, schiacciati da un carico burocratico che sottrae tempo ai pazienti. Situazione tanto più grave se poi non si lavora in team con infermieri e specialisti e se gli studi restano aperti in media 14 ore a settimana come oggi avviene. La riforma della Sanità territoriale, con Case e Ospedali di comunità pur prevista dal Pnrr, stenta a decollare, proprio perché i medici fanno resistenza ad andarci a lavorare per un numero congruo di ore. E così il sistema si inceppa proprio lì dove dovrebbe funzionare meglio: nella gestione dei malati cronici fuori dall’ospedale.

PAOLO RUSSO