Mercoledì 26 giugno il Palazzo Reale, la residenza dei Viceré spagnoli, apre le sue dorate porte al suo nuovo condottiero Antonio Conte, perché Napoli possa risorgere a nuovo Rinascimento. Tra sale magnifiche e una percezione profonda della Storia, l’uomo che scrive la storia di… scudetti pronuncia il suo manifesto programmatico: “Amm’a fatica”, “Mi hanno chiesto se avevo paura di allenare il Napoli, ma paura di cosa?”, “Vogliamo diventare l’alternativa credibile ai soliti noti che vincono lo scudetto”. APPLAUSI.
Conte il vincente, Conte però lo juventino, perché alla Juventus ha scritto pagine di storia bianconera e lui non dimentica. Allora capita che durante il ritiro in Trentino, dove la squadra prende atto di cosa sia il METODO CONTE, corsa, sudore, fatica, tanto che a ogni fine allenamento persino un gigante come Anguissa stramazza al suolo boccheggiando, il popolo azzurro canta “Chi non salta juventino è”. Il condottiero Conte dal palco stoppa il coro e proclama “Non mi chiedete cose che non farò, sappiate però che qui avete davanti il primo tifoso del Napoli”. OVAZIONE, BOATO, ENTUSIASMO.
Il mercato di rafforzamento è bloccato dall’affaire Osimhen, comincia il campionato. Prima giornata Verona-Napoli 3-0, secondo tempo indegno. Conte prende la parola “Chiedo umilmente scusa ai tifosi, il mio cuore sanguina, spero anche quello dei calciatori”. PUNTO, TUTTI ZITTI, BOOOOMMMM….
C’è da ritrovare l’anima di una squadra smarrita che ha perso le sue certezze. Aiutano gli arrivi sul gong del mercato di McTominay, Gilmour, David Neres e Lukaku, l’uomo di fiducia di Conte. Il belga, terza giornata entra nel finale di partita con il Parma et voilà ecco la magia, Napoli-Parma da 0-1 a Napoli-Parma 2-1. È l’inizio di una cavalcata inattesa, Conte prende di forza il comando della classifica. Via con la litania mediatica, sostenuta dal suo curriculum, del tipo: quando Antonio va in testa nessuno lo prende più.


