Una situazione assurda quella che riguarda le acque reflue in Italia. Il nostro Paese infatti è a rischio procedura di infrazione 2014_2059, ma già nel 2013 è stato condannato per la gestione delle acque reflue urbane e, non avendo adeguato ancora gli impianti, paga oltre 30 milioni di euro a semestre, 165.000€ al giorno!
La procedura di infrazione 2014_2059 coinvolge il territorio del Sarno, in particolare i Comuni di Angri, Nocera Inferiore, Sarno, Scafati e Castellammare di Stabia stanno violando gli articoli 3 e 4 della Direttiva 91/271/CEE. Significa che alcuni agglomerati urbani sono del tutto privi di reti fognarie per le acque reflue e che quelle che confluiscono nelle reti fognarie esistenti non sono sottoposte a trattamenti secondari.
Una situazione drammatica e assurda che di certo contribuisce a peggiore la già allarmante situazione del fiume Sarno. Di certo questo quadro non riguarda solo i Comuni citati, purtroppo in Italia situazioni di questo tipo non sono rare, basti pensare che secondo il dossier di Legambiente “Buone e cattive acque” il 41% dei 7.494 fiumi italiani è al di sotto dell’obiettivo di qualità previsto, mentre il 16% dei fiumi (principalmente afferenti al bacino idrografico dell’Appennino meridionale e della Sicilia) non sono stati ancora classificati. La principale causa del cattivo stato ecologico dei corpi idrici superficiali è proprio lo sviluppo urbano, oltre che all’agricoltura.
Questa situazione, oltre a creare enormi danni all’ambiente e quindi anche alla salute della popolazione, genera uno spreco di soldi attualmente spesi per pagare le multe e che invece potrebbero essere utilizzati per adeguare gli impianti e crearne di nuovi (reti di collettamento e fognarie sopratutto). Il Master Plan del fiume Sarno include anche azioni concrete per la depurazione delle acque, manovre necessarie che saranno attuate il prima possibile affinché si risolva un problema che da decenni dilania un intero territorio abitato da centinaia di migliaia di persone.


