Il museo d’Orsay di Parigi: Per gli amanti dell’arte da visitare almeno una volta nella vita per conoscere capolavori unici

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PARIGI – Nel 2024 è stato pubblicato in Italia da Longanesi un bel libro d’arte scritto da Thomas Schlesser, Gli occhi di Monna Lisa. In quelle 430 pagine si narrano le vicende di una bimba parigina che rischia di perdere la vista, il cui nonno vuole che, in quella malaugurata ipotesi, rimangano nei suoi occhi e nella sua memoria visioni e ricordi d’arte e bellezza; così la porta a visitare i tre principali musei locali: il Louvre,  il Centre Pompidou Beaubourg – il più grande museo d’arte moderna al mondo – ed il museo d’Orsay.

Ebbene, leggendo tra i 52 capolavori presenti nel libro, la descrizione di quindici opere del d’Orsay (da Courbet, Fantin-Latour, Bonheur a Monet, Cameron, Burne-Jones e Mondrian …) purtroppo riprodotte in formato molto ridotto e non chiarissime, è subentrato prepotente il desiderio di vedere quei capolavori dal vivo per apprezzarne e memorizzarne anche noi per sempre le sottigliezze artistiche.

Il museo è celebre per le numerose opere dell’impressionismo e del postimpressionismo esposte al suo interno. Questo centro culturale, affacciato sulla Senna, si trova in un’ex stazione ferroviaria ed ospita centinaia di capolavori dell’arte occidentale, un tesoro parigino che offre ai visitatori un’esperienza straordinaria; custodisce una parte della storia dell’arte d’oltr’Alpe che testimonia la ricchezza artistica della Francia e continua in parallelo con mostre temporanee sempre più innovative. (L’aperitivo e lo spettacolo fino al 2 Luglio 2025, L’arte è in strada fino al 6 Luglio).

Dipinti, sculture, fotografie ma anche disegni, stampe e oggetti d’arte decorativa, medaglie… realizzati fra il 1848 e il 1914 – salvo piccole eccezioni: alcune opere di Renoir e di Monet sono datate 1919 o 1930 – che ogni anno vengono ammirati da 3milioni di persone provenienti da tutto il mondo.

La storia del Museo – per sua natura uno dei luoghi più rappresentativi della storia della modernità – nasce dalla Esposizione universale del 1900, allorquando l’architetto Victor Laloux costruì una stazione ferroviaria all’avanguardia: La Gare d’Orsay, che rimase una stazione per quasi 40 anni; con il progresso industriale in pieno svolgimento chiuse perché non era più in grado di tenere il passo con gli sviluppi della tecnologia ferroviaria.

Fu così che durante la presidenza di Valéry Giscard d’Estaing nacque l’idea di trasformare la stazione in un museo per riunire le collezioni nazionali di arte del XIX secolo, fino ad allora disperse in vari musei parigini. Con il presidente François Mitterrand iniziarono i lavori che culminarono con l’apertura al pubblico del Musée d’Orsay nel 1986, da allora diventato uno dei musei più popolari al mondo.

Forse fu questo “adattamento” un motivo, questa volta in negativo, che a nostro parere non permise di razionalizzare bene la disposizione delle sale, non sempre ben indicate. Che è l’unico piccolo handicap del museo.

Il progetto di ristrutturazione diede fama internazionale alla architetta e designer italiana Gae Aulenti.

Il percorso odierno si articola su tre (di cinque) livelli, utilizzando la navata centrale (quella dove correvano i binari) come tronco principale da cui si dipartono terrazze, sale e passaggi.

Quando nacque il Musée d’Orsay si decise di creare una sezione dedicata alla fotografia, una novità assoluta per un museo di belle arti in Francia. Oggi la collezione fotografica conta, da sola, oltre quarantacinquemila opere.

Sebbene sia molto apprezzato per per la sua collezione di dipinti degli impressionisti e post impressionisti come Monet, Cézanne, Caillebotte, Gaugin e Van Gogh, a noi piace anche la sua collezione di sculture, tra le quali spiccano – a nostro avviso – “La natura che si svela alla scienza”, una scultura allegorica creata da Louis-Ernest Barrias nel 1899 nello stile dell’Art Nouveau.

Si tratta di un’opera realizzata in marmo bianco e onice policromo proveniente dall’Algeria, granito grigio, malachite e lapislazzuli che rappresenta una donna (personificazione della natura) che si toglie un velo – la natura tutela e nasconde sempre i suoi segreti! – per rivelare il suo volto e i suoi seni scoperti – le intimità dell’ambiente naturale che solo la scienza sa e può rivelare.

E poi vale la pena menzionare anche la “Penelope Dormiente” di Pierre Jules Cavelier che fece vincere all’artista il premio Roma del 1842, che rappresenta la “sua” Penelope, con la testa reclinata, mentre riposa vinta dalla fisica stanchezza, da una parte dal tanto tessere e disfare – con uno stupendo drappeggio delle sue bianche vesti marmoree armoniosamente piegate, alla Michelangelo – dall’altra metaforicamente stanca per la snervante attesa del suo Odisseo-Ulisse che non ritornava mai.

Una stima generica e molto approssimativa consiglia in 3 ore il tempo per visitare, di massima, questo imperdibile museo.

Il Museo d’Orsay a Parigi è aperto tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 9:30 alle 18:00, con chiusura prolungata il giovedì fino alle 21:45. Il costo del biglietto intero è di 18€, mentre sono previste riduzioni per diverse categorie. L’ingresso è gratuito per i minori di 18 anni e per i cittadini UE sotto i 26 anni, così come per i disabili e i loro accompagnatori. Inoltre, l’ingresso è gratuito per tutti la prima domenica del mese, ma è consigliabile prenotare.
Il personale è preparato, disponibile e gentilissimo.

Per chi non ha una guida (non ha un viaggio organizzato e vuole fare da sé) e cerca contatti diretti col museo, visitare questo link (con linea chat diretta e/o modulo in italiano da compilare) o telefonare al numero sotto riportato:
https://www.musee-orsay.fr/it/contact/Orsay

Indirizzo: Esplanade Valéry Giscard d’Estaing, 75007 Paris, Francia – Telefono: +33 1 40 49 48 14.

Nella composizione fotografica, di proprietà dell’autore, la navata centrale d’ingresso del museo d’Orsay (quella dove correvano i binari) dell’ex stazione d’Orsay e la “Penelope dormiente” di Pierre Jules Cavelier (1814 – 1894) del 1848.

franco cortese

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