È rissa furibonda tra Trump ed Elon Musk che ha annunciato addirittura il lancio del suo partito dopo settimane di scambi social al vetriolo. Che l’ego dei due finisse in collisione era una certezza, ma nessuno poteva prevedere scenari da fine impero. Vedremo se è solo questione di qualche pastiglia di troppo oppure se davvero l’uomo più ricco del mondo sfiderà il presidente di un paese dove i soldi sono tutto anche in politica. Trump ed i suoi maga galoppini hanno reagito malissimo.
C’è chi ha chiesto l’arresto e la deportazione del miliardario sudafricano e chi di stracciare i suoi mega contratti pubblici. Ma Musk pare tiri dritto nonostante la sua entrata in politica si sia rivelata devastante per le sue aziende e per la sua immagine. Si vede che di soldi ne ha già guadagnati abbastanza e che ambisce a qualcosa che non si può comprare e che la politica offre. Tipo un palcoscenico globale su cui mettersi in mostra, tipo potere pubblico e l’illusione di essere essenziali per i destini del pianeta. Il suo ego tossico contro quello di Trump in una guerra tra miliardari che sa molto di Fattoria degli Animali quando i maiali alla fine si scannano tra loro. A Musk gli è partito l’embolo quando Trump ha aumentato debito e spesa pubblica a dismisura rimangiandosi anche quelle panzane elettorali.
E lo ha fatto dopo mesi di telenovela Doge con Musk che ci ha messo la faccia brandendo motoseghe e licenziando decine di migliaia di persone a casaccio. Era tutta fuffa pure quella e a quel punto Musk ha capito che Trump lo ha solo usato come bancomat elettorale e per rilanciare la propria immagine e quando ha cominciato a dargli fastidio lo ha messo alla porta della Casa Bianca. Usa e getta. Nell’indifferenziato. Un brutto colpo per chiunque, un affronto inaccettabile per un ego visionario ed impasticcato come quello di Musk. Non resta che attendere che passi l’effetto allucinogeno per capire se è solo una rissa da saloon oppure se oserà spaccando la già malconcia base Maga e riducendo Trump ad un’anatra zoppa. Musk è il cattivo karma di Trump, un antipolitico fascistoide che lo supera a destra, che ha molti più soldi di lui e una popolarità altrettanto vasta, che è più giovane e figlio di questo paradigma tecnologico.
È vero, le posizioni estremiste e complottistiche di Musk e i suoi comportamenti bizzarri gli hanno fatto perdere un sacco di punti, ma coi soldi e i media che ha a disposizione potrebbe fare comunque un sacco di danni per le stesse ragioni che hanno permesso a Trump di fare l’incredibile bis. Per un malessere profondo che premia i personaggi antisistema, per un disprezzo assoluto verso i partiti e la politica tradizionali, per una disperata voglia di cambiamento radicale, per una superficialità che consente alla pubblicità elettorale di funzionare ancora con cittadini che tifano o votano per odio verso qualcuno o s’innamorano di qualche egoarchico supereroe. Anche le turbe mentali di Musk lo potrebbero premiare in un’era in cui la salute mentale è un lusso e la vulnerabilità non dispiace.
e Musk pescherà solo a destra sarà la fine dei repubblicani infettati di trumpismo, se pescherà anche dall’altra parte potrebbe destabilizzare un bipartitismo che anche da quelle parti nasconde il pensiero unico neoliberista. Vecchi partiti facce della stessa medaglia arrugginita. Dei gran carnevali elettorali e poi non cambia mai nulla e il banco lobbistico vince sempre. Quanto al programma, Musk ha preannunciato la riduzione del debito e della spesa pubblica che tradotto significa smantellamento dello stato sociale, de regolarizzazione e quindi giungla del mercato, mettere tutto in mano all’intelligenza artificiale compreso l’esercito, convincere la massa a rifare figli a nastro come lui e libertà assoluta di parola complottismo incluso.
Ultraliberismo nerastro e tecnologico. Non resta che attendere che passi l’effetto allucinogeno per capire se siamo di fronte alla solita rissa da saloon oppure se davvero l’uomo più ricco e social del mondo sfiderà il vecchio Trump e il bipartitismo americano. Una guerra tra miliardari oligarchici, come maiali orwelliani che alla fine si scannano tra loro. Scenari da fine impero che dalla capitale potrebbero avere effetti benefici anche sulle colonie europee dove il vento antisistema soffia da tempo, dove i cittadini in un modo o nell’altro vogliono riprendersi le redini della democrazia.
Tommaso Merlo



