L’Italia ha registrato il calo più significativo dei salari reali tra tutte le principali economie dell’Ocse’: è quanto si legge nel rapporto sulle Prospettive Occupazionali 2025 dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) presentato oggi a Parigi dove ha sede l’organizzazione. Nella parte riguardante la situazione italiana si aggiunge che “nonostante un aumento relativamente consistente nell’ultimo anno, all’inizio del 2025 i salari reali erano ancora inferiori del 7,5% rispetto all’inizio del 2021
”. Più in generale, l’organizzazione internazionale spiega che i “salari reali stanno crescendo praticamente in tutti i paesi dell’OCSE, ma in metà di essi sono ancora inferiori ai livelli dell’inizio del 2021, prima dell’impennata dell’inflazione che ha seguito la pandemia da Covid-19”.
I tassi di occupazione invece in Italia sono aumentati di 31,8 punti percentuali per le persone di età compresa tra i 55 ei 59 anni, rispetto a un aumento di 13,7 punti percentuali in tutta la zona OCSE, e di 25,7 punti percentuali per le persone di età compresa tra i 60 e i 64 anni , rispetto a un aumento di 20,1 punti percentuali in tutta l’area, essenzialmente grazie all’aumento dell’età pensionabile prevista dalla legge.
Il dato, uno dei più interessanti dell’ultimo rapporto OCSE sull’occupazione e sui salari italiani, ha suscitato diversi commenti tra i quali quello del presidente del CNEL, Renato Brunetta : “Il non pieno recupero del salario reale in Italia è di fatto il contraltare dei livelli record di occupazione che il Paese ha registrato, anche questi riportati nella nota dell’OCSE. Evidenze recenti suggeriscono, infatti, che le imprese italiane negli ultimi due anni abbiano preferito assumere lavoratori, piuttosto che investire in capitale, in particolare tecnologico.” ha dichiarato Brunetta. ” Questo perché il capitale porta con sé un costo d’uso legato alla disponibilità di competenze sul mercato del lavoro che è molto difficile trovare. Il risultato è stato un rallentamento della produttività e dunque un faticoso recupero dei livelli salariali dopo lo shock energetico.
La soluzione strutturale per uscire da questo equilibrio è destinare più risorse alla formazione, a tutti i livelli. Dalla riforma degli ITS, al potenziamento delle politiche attive di formazione dei disoccupati, alla formazione continua sul posto di lavoro. Solo così l’Italia potrà recuperare crescita, produttività e salari in maniera sostenibile, preservando i livelli occupazionali” ha concluso il presidente del CNEL .



